Netflix riesuma la Regina dell’Inghilterra della Brexit

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Verity Slade for The Lily

Illustrazione - Verity Slade for The Lily

Alla fine di Ottobre la Gran Bretagna lascerà l’Europa e il colosso dello svago a pagamento con un pubblico da record enfatizzerà il fatto con la terza stagione di The Crown (17 novembre) che racconta la storia della corona d’Inghilterra. Pubblicità gratuita con un  ritorno d’immagine ben pianificato.

Pronti dunque coi fazzoletti, perché quando la Gran Bretagna salperà dall’Europa, proprio in quel momento Netflix enfatizzerà evento e immagine editando la terza stagione di The Crown (17 novembre) attesa da ben due anni, tanto quanto in molti ‘sta Brexit l’hanno scongiurata.

Mai la Gran Bretagna è stata così lontana dall’Europa, perché senza colpi di scena dell’ultima ora, la Brexit a fine ottobre entrerà in vigore. Dal 2016 – anno del referendum decisivo – a oggi, l’Inghilterra si è irrigidita in una sua insofferenza e per quanti sforzi, e per quanti dissidi interni sul fronte pro e contro, c’è poco da fare, i governanti succedutisi sta Brexit l’anno sospinta.

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Si fa presto così con gli spauracchi a dipingere orizzonti economici catastrofici per le conseguenze di questa scelta, si fa presto a battere sul tasto dell’orgoglio con sprezzanti “se ne pentiranno”; “torneranno con la coda tra le gambe”; ma un fatto è ineludibile tra l’una e l’altra sponda: EU senza UK e UK senza EU è roba da vertigini.

Si possono consumare tutte le Brexit che vogliamo e come le vogliamo, ma nella cultura di questo Continente l’Inghilterra è così incisa, così radicata, che si sta scerpando come una striscia depilatoria nel punto in cui farà più male. Un gesto fittizio perché è il reciproco appartenerci che ricrescerà ineluttabile.

Ammettiamolo da parte europea, siamo voraci nel consumo di tutto ciò che è inglese, la cultura britannica è il nostro dato certo, come la sua Storia è la nostra. Pronti dunque coi fazzoletti, perché nel momento in cui la Gran Bretagna salpa dall’Europa, esattamente in quel momento, Netflix inspessirà l’immagine in una corposa adiacenza, editando la terza stagione della serie televisiva The Crown attesa da due anni, tanto quanto in molti sta Brexit l’hanno scongiurata.

Sulla del colosso d’intrattenimento a pagamento con un pubblico da record e più che altro di Elisabetta II divenuta erede al trono nel 1936, quando lo zio Edoardo VIII abdicò a favore di Giorgio VI. Inglese di marchio The Crown è una delle serie più seguite nella storia del colosso d’intrattenimento a pagamento con un pubblico da record, ma la terza stagione si è fatta attendere per dei contraccolpi finanziari e il turn over degli interpreti, quasi introvabili. I primi veri fan della serie – a quanto pare – sono proprio gli stessi Windsor, ha raccontato la produttrice Suzanne Mackie: “È un equilibrio precario, non ci sono comunicazioni ufficiali tra noi e i Windsor. Eppure mi è giunta voce che sto sceneggiato lo apprezzano proprio”.

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Nelle prime due stagioni a fare Elisabetta è stata Claire Foy, perfetta nel segmento della giovinezza, ma non per quello della maturità della Regina, interpretata adesso dal premio Oscar Olivia Colman (La Favorita). Lei è destinata a diventare per milioni di telespettatori nel mondo Elisabetta II, quasi più vera della stessa: l’accento, il passo, i modi. È proprio Sua Maestà. Dichiara: “Sono una grande fan della Regina. È la nostra roccia, la ragione del nostro equilibrio. Credo che sia grazie a lei che tante cose terribili non sono successe”. Grazie a Olivia Colman capiamo pure che in certi dettagli risiede pure qualche risposta, se ci chiediamo la Regina da che parte sta: “L’ho ammirata quando ha scelto di indossare il cappello blu con le stelle gialle in onore dell’Unione europea. Deve essere imparziale, ma nonostante ciò riesce a guidarci”.

Saranno dieci episodi. Anche chiedendo, Netflix non fornisce dati ufficiali, ci restano quelli ufficiosi allora, così pare che ogni puntata sia costata 50 milioni di sterline, perché non si possono commettere errori, nemmeno nel più piccolo dei dettagli.

Alla sceneggiatura ha lavorato Peter Morgan (The Queen) ma incollato alle reminiscenze del Maggiore Davies, con l’ultima parola e un’autorità che sul set lo ha ribattezzato The Major. Già nella Guardia scozzese, per due lustri ha curato i garden parties della Regina, organizzando la cerimonia di successione. Per accettare l’ingaggio ha dovuto chiedere il nullaosta a Elisabetta II in persona. Ai suoi ordini si è poi mossa un’armata di esperti di dizione, trucco, costumisti e disegnatori di interni. “Ho corretto qualche inesattezza – dichiara Davies – come una fotografia di gruppo di un Natale. Il copione indicava che la Regina avrebbe detto - ‘cheese’. - What? Ho gridato. Ma mai e poi mai. Assolutamente no”. I conti devono essere tornati, se lo stesso Davies ha pure detto: “Realtà e fiction ora sono molto vicine. Ho conosciuto tanti di questi personaggi di persona e se non sto attento scambio gli eventi di The Crown per i veri”.

 

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La terza stagione racconta di tredici difficili anni per la reggenza e il Regno Unito. I Windsor furono accusati di essere sfarzosi dai loro sudditi, mentre si viveva un tempo di ristrettezze e la tragedia avvenuta a Aberfan, villaggio gallese, con la frana di una miniera in cui morirono 116 bambini e 28 adulti (1966). Tempi di ombre spesse nell’amore e lealtà di un popolo. E poi gli scioperi dei minatori e i tagli dell’elettricità. Siano contenti gli appassionati e fine delle attese, perché anche la quarta stagione è stata già girata, con Margaret Thatcher interpretata da Gillian Anderson. Ma questa è tutta un’altra storia. c

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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