A ricordo del visionario Alan Turing castrato per omosessualità

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Nel mese del Pride e a 65 anni dalla morte del matematico britannico, il New York Times dedica un elogio ad Alan Turing. L’articolo fa parte di “Overlooked“, una serie di necrologi dedicati a coloro che si sono distinti per un qualche motivo, tra i quali anche alcuni famosi esponenti della comunità LGBTQ.

Alan Turing

Visionario del computer, filosofo e primo a formalizzare il concetto di algoritmo e di calcolo, durante la Seconda Guerra Mondiale fu anche uno dei crittoanalisti a servizio del Regno Unito che decifrarono centinaia di messaggi segreti di militari e diplomatici tedeschi. Fu anche l’inventore di tecniche per violare i cifrari nemici, riuscendo così a rendere comprensibili i segnali provenienti dalla macchina Enigma. Una vicenda che ha anche ispirato un film di successo degli ultimi anni, The Imitation Game, in cui Turing è interpretato dall’attore britannico Benedict Cumberbatch.

Una mente che avrebbe meritato tutte le onorificenze del caso, ma che, al contrario, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita come un criminale. Turing venne infatti condannato per omosessualità nel 1952 – secondo le leggi in vigore all’epoca le relazioni tra persone dello stesso sesso erano reato – e scelse di sottoporsi alla castrazione chimica pur di evitare il carcere. Le cure ormonali cui venne costretto lo misero in condizioni fisiche e psicologiche precarie, tanto da spingerlo al suicidio il 7 giugno del 1954, a soli 42 anni. L’omosessualità venne depenalizzata in Gran Bretagna soltanto nel 1957.

La vicenda di Turing, e quelle dei tanti altri come lui, condannati a scontare una pena per il solo fatto di essereTuring77 omosessuali, rimase in sordina per decenni: solo nel 2009 arrivarono le scuse ufficiali del governo inglese, tramite le parole dell’allora Primo Ministro Gordon Brown. Nel 2012, anno del centenario della nascita, notevoli figure del mondo scientifico mondiale (tra cui anche il cosmologo Stephen Hawking) inviarono una lettera all’inquilino di Downing Street David Cameron per sollecitare la grazia postuma. Grazia che la Regina Elisabetta II concesse solo un anno dopo, il 24 dicembre 2013.

Alice Scaglioni

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