La “ragazza” di Trieste che ravviva l'italianità in Germania

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Come Alda Balestra von Stauffenberg sbarcata nell'anno Duemila a Berlino perché l'ex marito volle tornare in Germania con i figli ha conquistato la più intrigante capitale europea.

Alda Balestra StauffenbergIn apertura degli anni Settanta è Alda Balestra a dettare la linea in quanto a canoni estetici: sbanca a Miss Italia la “mise” in bikini succinto della triestina che diventa la più bella d’Italia. Un volto diverso il suo, dai tratti nordici, che negli anni arriverà a conquistare le passerelle dell’alta moda, anche oltreoceano. Sarà lei infatti, oltre a Isabella Rossellini, a spopolare e a sbancare nelle cover delle riviste più patinate degli Stati Uniti.

Così è descritta Alda Balestra von Stauffenberg nei libri di storia dell'italianità, con il suo importante cognome acquisito. Poiché il suo ex marito è un membro della famiglia Stauffenberg, oggi celebrata più che per il sangue aristocratico per il sacrificio di Claus von Stauffenberg, protagonista del fallito attentato ad Adolf Hitler del 20 luglio 1944.

A lungo ragazza copertina su decine di riviste italiane e internazionali Alda è arrivata dall'America in Germania per seguire i figli, nel 2000, e da subito ha trovato ragioni in più per la sua attività di collegamento tra arte e industria, di organizzazione di momenti di marketing creativo per fare incontrare la cultura e le imprese italiane con il palcoscenico berlinese. Perché spiega, «Berlino è un po' come era New York negli anni Settanta e Ottanta. Per l'innovazione, per la sperimentazione, nell'arte come nello street-look».

Di quell’epoca tra riviste, fotografi, passerella e glamour conserva ancora splendidi ricordi. «Ho lavorato con i più grandi nomi degli anni Ottanta, gli stilisti Ferrè, Armani, Moschino, Valentino che mi ha anche regalato il vestito da sposa. E poi Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Calvin Klein, Donna Karan, Ralph Lauren e tanti altri. E poi i migliori fotografi, come Irving Penn, Scavullo, Oliviero Toscani solo per citarne alcuni. Ho anche lavorato con le più famose modelle al mondo: Jerry Hall, Iman, Isabella Rossellini, Carla Bruni, Kate Moss, Cindy Crawford, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer. Ho incontrato molti artisti celebri come Andy Warhol e personalità di spicco del jet set internazionale. La mia grande fortuna - conclude Alda – è stata di aver vissuto un periodo irripetibile nella moda, quando l'entusiasmo e la passione venivano prima del denaro e del business».

Con Berlino si è iniziata una nuova storia. Da principio non proprio facile, ma per fortuna spiega, « ho subito incontrato delle persone splendide che mi hanno aiutato a riscoprire la forza dell'italianità». Confida che continua a soffrire un po' del fatto che a Berlino, «c'è poco flirt, per strada la gente non ti guarda negli occhi». Tuttavia Alda non è una donna facile allo sgomento, anzi per molti versi è l'immagine della serenità. Molto è dovuto, come usa dire. al suo curriculum vitae.

Racconta: «Ho vinto il titolo di Miss Italia giovanissima non avevo alcuna ambizione da diva, anzi, avevo paura di andarmene da Trieste, dalla famiglia e dagli amici, inizialmente ho continuato a studiare e mi sono diplomata. Ogni tanto partecipavo a qualche manifestazione a livello locale come indossatrice. Dopo l'esame di maturità e un viaggio premio negli Usa per apprendere l'inglese mi sono iscritta a Lettere e Filosofia, ma il destino aveva in serbo per me una svolta. Grazie a un caro amico ho conosciuto alcuni giovani stilisti a Firenze: uno di loro era Gianni Versace, che mi ha subito scelta per la sua sfilata a palazzo Pitti; la Giorgia Fashion mi ha proposto di posare per sei pagine di pubblicità su Vogue e così è iniziata la mia lunga avventura come fotomodella e indossatrice».

A Berlino Alda Balestra von Stauffenberg fa parte di quella ristretta schiera che sta salvando l'italianità rammendando una relazione speciale - quella tra Italia e Germania - che in passato è stata solidissima, ma da un po' si sta smagliando come testimoniano le cronache quotidiane. Pertanto la “ristretta schiera” non fa politica, fa cultura perché è questa che ai tedeschi piace. Così facendo essa testimonia che la Penisola italiana è un Paese vivo, e mette in scena questa vitalità tutta italiana nella vetrina sicuramente più attraente del momento Berlino.

«Berlino sta cambiando, è - sottolinea Alda - diventata cosmopolita. Dopo anni di adattamento penso di aver trovato la prospettiva in grado di dare senso al mio essere qui. Berlino è diventata una città europea. Io penso che sia la prima città europea e anche l’unica. Le altre città in Europa hanno delle identità specifiche ancoraAlda balestra 1970 molto marcate. Osservando i giovani ho l’impressione che qui e adesso possano provare la sensazione che ho avuto io tanto tempo fa New York: lì non mi sono mai sentita una straniera. Tutti erano stranieri! Berlino sarà la prima città europea. E tanto di cappello per questo, soprattutto a tutti i ragazzi che sono venuti qui e che hanno voglia di fare l’Europa e di sentirsi europei.»

Alda Balestra (bella, ricca di fascino, intelligente, proprio come i tedeschi idealizzano le italiane e gli italiani), sostiene che l'italianità è per i tedeschi, «una verbindung (una sorta di combinazione chimica) tra la qualità della vita, l'arte, l'architettura, lo status, il progresso». Sebbene quel che a loro manca, a volte, è la capacità di divagare, tuttavia Berlino resta pur sempre una capitale aperta, giovane, “facile da usare”, trasparente.

È una realtà in movimento, un cantiere perenne, fisico e spirituale. Una ragione in più per restarci, anche se confida, « il mio legame con Trieste resta pur sempre un'altra cosa»

Laura Menti 

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