Techno: "BEAT" la nuova serie di Amazon

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La serie BEAT da poco sul canale TV Amazon Prime in Germania e in Italia è per la redazione di berlin89 un piacevole pretesto per offrire una riflessione a largo spettro sul presente, passato e futuro, anche e sopratutto in Germania, l'Europa, ma anche nel mondo globalizzato.

BEAT locandinaLa serie è incalzante, con una sceneggiatura moderna e si svolge a Berlino.

Racconta di Rober Sclagh in arte "Beat"  che lavora come promotor in uno dei club storici di musica techno della capitale tedesca, il 'Sonar' (in tutto e per tutto il Berghain). Beat approfitta in realtà di quel lavoro per fare serate al limite dello sfinimento fisico, con tantissima droga e tantissimo sesso, finché un giorno, i Servizi Segreti Europei lo reclutano come insider sotto copertura, e una scoperta raccapricciante trasformerà la sua vita.

Qui si ferma il lancio d'agenzia, e la curiosità ci ha portati ad iniziare a seguirla, e la consigliamo.

È seguendo la sceneggiatura, le immagini, la musica, i flash-back che improvvisamente ci si ritrova nel mainstream della Techno berlinese, ma anche nel passato: negli anni di piombo, la caduta del Muro, la riunificazione, e si scoprono quanti suggestivi collegamenti suggerisce la visione. Nessuno "spoiler", qui di seguito, solo appunti sintetici di un viaggio nella memoria di Berlino e nelle cronache della Germania fino ad approdare alla RAF, capirete il perchè seguendo le puntate della serie ...

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La serie BEAT da poco sul canale TV Amazon Prime in Germania e in Italia è per la redazione di berlin89 un piacevole pretesto per offrire una riflessione a largo spettro sul presente, passato e futuro, anche e sopratutto in Germania, l'Europa, ma anche nel mondo globalizzato.

BEAT locandinaLa serie è incalzante, con una sceneggiatura moderna e si svolge a Berlino.

Racconta di Rober Sclagh in arte "Beat"  che lavora come promotor in uno dei club storici di musica techno della capitale tedesca, il 'Sonar' (in tutto e per tutto il Berghain). Beat approfitta in realtà di quel lavoro per fare serate al limite dello sfinimento fisico, con tantissima droga e tantissimo sesso, finché un giorno, i Servizi Segreti Europei lo reclutano come insider sotto copertura, e una scoperta raccapricciante trasformerà la sua vita.

Qui si ferma il lancio d'agenzia, e la curiosità ci ha portati ad iniziare a seguirla, e la consigliamo.

È seguendo la sceneggiatura, le immagini, la musica, i flash-back che improvvisamente ci si ritrova nel mainstream della Techno berlinese, ma anche nel passato: negli anni di piombo, la caduta del Muro, la riunificazione, e si scoprono quanti suggestivi collegamenti suggerisce la visione. Nessuno "spoiler", qui di seguito, solo appunti sintetici di un viaggio nella memoria di Berlino e nelle cronache della Germania fino ad approdare alla RAF, capirete il perchè seguendo le puntate della serie ...

Tecno: una cultura musicale elettronica per l'Europa

  Tecno: una cultura musicale elettronica per l'Europa

I Berlinesi furono tutti coinvolti emotivamente da quell’irreprimibile e misteriosa spinta che gettò i fratelli separati dal muro nelle braccia di chi, piangendo, sembrava da tempo aspettarli. Ma questo confuso, commovente abbraccio, fu rapidamente sostituito da una sensazione fredda e sconcertante: essi erano diversi; in ogni aspetto del comportamento sociale, profondamente diversi.

Il processo di riunificazione doveva essere pianificato in varie sfere: quella politica, quella economica, quella urbana, quella culturale.

Il fenomeno che più di altri ha segnato la ridefinizione culturale e urbana della città è stato l’arrivo e la diffusione della musica techno, la quale, oltre ad aver ridefinito la geografia locale, è stata anche il fattore che più di altri ha reso Berlino una città transculturale al punto tale da renderla un modello per l’Europa intera.

Il fenomeno del “movimento di occupazione delle case” (Hausbesetzerbewegung), che a seconda del luogo in cui avvenne (Est od Ovest) ebbe delle proprie caratteristiche peculiari, trasformò Berlino in una vera e propria terra di scoperta, espressione del fenomeno definito Instandbesetzung (parola composta da instandsetzen, rinnovare e besetzen, occupare).

Numerosi edifici, dopo la caduta del Muro, erano rimasti vuoti a causa della difficoltà del comune di ritrovarne i proprietari e dei lunghissimi tempi burocratici di riattribuzione degli stessi.

Nel 1990 i quartieri di Scheuneviertel, Prenzlauerberg, Kollwitzkiez, Friedrichschain e Rummelsburg erano luoghi desolati, in cui non era difficile imbattersi in edifici abbandonati. In pochi anni questi quartieri hanno visto crescere rapidamente il numero di edifici occupati e riadattati ai più svariati usi.

Circa “130 case furono occupate prima che l’amministrazione municipale di Berlino Est approvasse un decreto per il quale non fu più tollerata alcuna occupazione dopo il 24 luglio del 1990”. Tra queste, 12 edifici occupati di Mainzerstraße, i cui occupanti furono protagonisti della rivolta avvenuta il 14 novembre del 1990, durante i quali circa 3000 poliziotti sgomberarono i suddetti appartamenti. Nonostante lo sgombero, il movimento degli occupanti di Berlino ottenne una grandissima vittoria da questi scontri: al tavolo delle trattative, aperto nei giorni successivi, più di 100 edifici occupati furono legalizzati.

Per merito di questa libertà spaziale e urbana a Berlino aveva iniziato a diffondersi una nuova cultura musicale, quella techno, che proprio negli spazi abbandonati della città aveva trovato il terreno fertile per esistere e diffondersi. All’inizio non vi era ancora un pubblico così vasto come quello attuale, ma in pochi mesi il fenomeno prese piede in città.

Fu al primo vero e proprio rave, il Tekknozoid, che iniziò a delinearsi quella che sarebbe stata la cultura berlinese della techno per tutti gli anni Novanta e anche dopo.

Il corpo urbano iniziò a cambiare rapidamente. Mentre continuavano ad essere organizzate feste ai limiti della legalità, in vecchi capannoni, edifici o bunker, stavano cambiando radicalmente anche le abitudini dei berlinesi. Uno dei capovolgimenti radicali avvenuti proprio in questo periodo è stata la possibilità di iniziare ad abitare la notte, un luogo/tempo, che prima degli anni Novanta non era ancora vivibile. 

Berlino sembrava  recuperare anni di evoluzione ad una velocità indescrivibile: il corpo urbano cambiava radicalmente da un giorno all’altro, mutavano le abitudini, gli spazi, la cultura. La capitale tedesca sembrava essere il centro del mondo

 La techno prendeva sempre più piede a Berlino . Dal 1990 in poi, i club, anche se definirli tali in quegli anni sarebbe riduttivo, iniziarono a spuntare dovunque. Il Tresor, il 90 Grad, l’Eimer, l’E-Werk, il Bunker, il Planet, il Maria Am Ostbanhof, il Club 103.

Era una speciale deriva psicogeografica, che formava gli esploratori dei quartieri centrali di Berlino ad ascoltare il richiamo di questi scheletri vuoti, la cui aura di decadenza, il silenzio della vita che in quegli edifici non c’era più, attraeva numerosi esploratori.

" Leipziger Straße era una strada a una sola corsia allora, e c’era sempre traffico. Johnnie e Achim stavano lì, incollati nella loro /8 Mercedes sulla via per Alexanderplatz, annoiati a morte, fino a quando Johnnie indicò una vecchia facciata e chiese, ‘Che dite di quel posto?’ Così accostarono per dare un’occhiata da vicino." Ricorda così, Dimitri Hegemann, il momento in cui insieme ad Achim Kohlberger e Johnnie Stieler trovò il luogo dove sarebbe sorto il Tresor,tempio della techno berlinese

 

Wessi e Ossi

   Wessi e Ossi

Per buona parte dei Berlinesi, il processo di integrazione in quel nuovo mondo, i cui valori erano totalmente differenti, sarebbe durato ancora molto tempo. Esarebbero rimasti tali ancora per molto tempo per i cittadini dell’Ovest: la cioccolata così come tanti altri beni donati, i soldi di benvenuto, all’incirca 100 marchi, non erano altro che dei segni di come gli abitanti di Berlino Est fossero ritenuti diversi, sotto alcuni aspetti inferiori, nonostante per anni fossero stati chiamati fratelli.

Certo è che la cultura techno ha dato un apporto fondamentale al processo di integrazione.

In ogni festa l’atmosfera che si veniva a creare era unica, nulla del genere si era mai visto a Berlino. Il fumo impediva il riconoscimento visivo dell’altro, che passava invece per via tattile, tramite la comunione degli individui nel ballo.

I ritmi della techno aiutarono l’integrazione di individui provenienti da background totalmente diversi, “gay o non gay era assolutamente irrilevante. Così come Wessi o Ossi”.

Il movimento techno stava ricostruendo una nuova mappa socio-urbanistica, proprio sulle macerie di quello che una volta era il centro di Berlino. Ciò che distingue questa da altre cartografie è la sua acentricità: non vi sono mai stati dei centri o delle zone più importanti di altre in questa diffusione.

La Techno nel mondo, come altre culture o sottoculture musicali, trovava sbocchi diversi nel mainstream e underground, (l’hardcore techno diventava sempre più dura e, al polo opposto, la trance e la progressive tendevano sempre di più a rivolgersi alla melodia e alla forma canzone per la propria ricerca musicale) a Berlino nasce il genere minimal techno, e di lì a poco avrebbe influenzato e modificato l’intero stile urbano della metropoli tedesca, divenendo la nuova soundtrack di una moda diffusasi poi in tutto il continente europeo – il cui imperativo, per dirla con il titolo di una compilation della M_nus, era Minimize to Maximize (2005).

La minimalizzazione del cityscape e del soundscape berlinese sono state la risposta a un bisogno di ridefinizione e di sviluppo che la comunità techno di Berlino ritenne impellente, anche in seguito alla chiusura di quello che era divenuto il tempio degli eccessi della capitale teutonica, ovvero l’E-Werk.

Così le etichette che iniziarono a promuovere questo sound, ed anche i club della città, veri e propri spazi espositivi e artistici, il restyling ha seguito questo imperativo: Il Maria am Ostbahnof, il Tresor, ed anche il Watergate, nato proprio in quegli anni.

Lo stesso è valso anche per gli outfit dei clubbers, i quali hanno dimostrato la stessa tendenza minimalista attraverso la sparizione dei colori e degli sfarzi che invece avevano caratterizzato la moda techno degli anni ‘90, orientandosi sempre più verso il total black, sintomo anche della fascinazione fetish che ha preso sempre più piede nella città.

Questo stile che è dunque riuscito a trovare forza espressiva in numerose sfere (fashion, design, architettura, musica, arti visive) e che, in concomitanza con l’avvento della global society, si è diffuso in tutta Europa, ha dato vita a una vera e propria diffusione rizomatica di una cultura.

Nell’immaginario collettivo – alimentato da documentari, compilation, pubblicità - la città aveva oramai assunto i contorni della metropoli più libera d’Europa, una città giovane, dove essere sé stessi, in cui l’esplorazione del corpo urbano corrisponde all’esplorazione delle infinite possibilità identitarie di ognuno di noi: una città del possibile.

Il restyling di Berlino parte proprio da questo: tutto viene ridotto all’essenziale, a Berlino si sta bene con poco. “Negli anni Duemila Berlino si avvia a essere il modello di metropoli transnazionale per eccellenza”, così  come affermato da Klaus Wowereit, sindaco della città nei primi anni del nuovo Millennio, è possibile definire Arm aber sexy, povera ma sexy.

Le techno parades sono divenute nel tempo un fenomeno rinvenibile in numerosissime città d’Europa.

A Roma c’è stato Dissonanze, festival nato nel 2000, il quale è stato un evento nomade di ricerca e sperimentazione, che ha trovato casa in numerose location dall’aspetto algido e razionalista (su tutte il Palazzo dei Congressi),

Il KappaFuturFestivalo il Club2Club di Torino.

Lo I Love Techno che ha avuto sede in Belgio così come in Francia: i techno festival tedeschi, molto diversi da quelli nati in Inghilterra in seguito all’ondata acid house, sono stati riproposti o sono stati assunti come modelli per molti altri festival organizzati in Europa.

Il dopoguerra

  Il dopoguerra in Germania

Adenauer, fu il primo cancelliere della neonata RFT. Rappresentava in modo esemplare il conservatorismo del dopoguerra, teso a adattarsi alle necessità più urgenti del momento attuale e radicato profondamente nel passato.

Un conservatorismo, radicato nella società tedesca e che equiparava ogni forma di critica ad un fenomeno eversivo e destabilizzante, celava la debolezza dello Stato sotto il peso del proprio passato.

In questo contesto, Adenauer era l'uomo adatto ad una situazione eccezionale, in cui la democrazia non era una creazione del popolo, ma qualcosa portato e imposto dagli eserciti stranieri, in cui le trattative segrete delle cancellerie avevano più importanza dei dibattiti parlamentari.

La semplicistica esposizione delle sue tesi che scadeva talvolta nella demagogia, lo rendevano adatto a soddisfare le folle, certo non abituate dai nazisti ad un pensiero critico e al dibattito democratico.

La sua concezione della politica iniziò a vacillare, quando cessò di svolgersi tra due poli, le alleanze apparvero divise e si fecero avanti nuove forze politiche.

Il cancelliere non riuscì a adattarsi al cambiamento, che vedeva come una sconfitta e che tentò di evitare con le formule tradizionali: unità dell'occidente, rafforzamento della NATO, rifiuto d'accordi con l'URSS.

Era necessaria una svolta, che l'ultraottantenne cancelliere non era in grado di dare

 Si apriva così la lotta per la successione all'interno della CDU. Adenauer, nonostante le dichiarazioni pubbliche fatte per non deludere gli elettori e/o profughi, era contrario ad una riunificazione con la DDR.

L'assenza di rapporti con i paesi del Patto di Varsavia non era dovuta solamente alla dottrina Hallstein in senso stretto (perché essi avevano ovviamente riconosciuto la DDR), ma anche al non riconoscimento delle frontiere con la Polonia dopo il 1945, attestate sulle rive dei fiumi Oder e Neisse.

La posizione di Berlino Ovest, incuneata nella DDR, rappresentava un notevole punto di tensione internazionale.

Dal settore americano c'erano le trasmissioni dell'emittente Radio RIAS, già protagonista durante l'insurrezione del marzo 1953 a Berlino Est.

Negli anni 60 con l'avvio della distensione apparvero chiari i limiti della rigida politica di Adenauer.

Nella crisi di Berlino a seguito della costruzione del muro nell'agosto 1961, gli alleati non appoggiarono la sua linea intransigente. La mancata reazione degli alleati chiarì che essi non volevano aggravare le relazioni con l'URSS e non erano disposti a far nulla per impedire il consolidarsi della DDR.L'atteggiamento occidentale andava così in direzione di un riconoscimento de facto della DDR e rifiutò le proposte di Adenauer di un blocco economico verso l'est.

Le prime differenze tra le posizioni d'Adenauer e quelle degli alleati apparvero già alla conferenza quadripartita di Ginevra del 1959, suscitando i malumori del cancelliere.L'orientamento verso la Francia non poteva sostituire l'asse diplomatico Bonn Washington degli anni precedenti. Non solo per i mezzi a disposizione di Parigi, assai inferiori agli USA, ma per l'orientamento opposto che aveva De Gaulle, orientato verso una distensione piuttosto che una politica di forza verso Mosca. I “gollisti tedeschi”, ovvero la corrente che faceva capo a F.J. Strauss, miravano invece alla collaborazione con la Francia su base paritaria. Il loro obiettivo era la costituzione di una forza nucleare europea, di fatto franco-tedesca, come primo passo per la costruzione di una forza atomica nazionale, criterio fondamentale - secondo Strauss - per la sovranità.Strauss mirava inoltre ad un'accentuazione delle divisioni in campo comunista.In tale prospettiva assunse un ruolo importante il riavvicinamento con la Cina e con i paesi satelliti del blocco sovietico. Scopo di questa politica era garantirsi spazi di manovra per una politica tesa alla riunificazione. Adenauer si ritrovò isolato poiché anche i Socialdemocratici (Brandt era allora borgomastro di Berlino ovest) e numerosi esponenti del suo partito come Schroeder ed Erhard erano favorevoli ad un dialogo che appariva ormai necessario.

Le elezioni svoltesi appena un mese dopo la costruzione del muro di Berlino, premiarono i socialdemocratici che ottennero il 36,2% (+ 7,4% rispetto al 1957) e 190 seggi, e la FDP che raggiunse il suo massimo storico con il 12,8% e 67 seggi. La CDU/CSU con il 45,3% (-4,9%) e 248 seggi, pagò la politica del cancelliere che si stava ormai rivelando fallimentare.

Il muro di Berlino

     Il muro di Berlino

Dopo il muro di Berlino iniziano le prime aperture verso oriente, con i trattati con Ungheria, Bulgaria, Romania, e Polonia nel 1963-64  

La strategia del ministro degli esteri Schroeder mirava all‟isolamento politico della DDR, facendola percepire dai propri alleati del Patto di Varsavia, come ostacolo allo sviluppo di migliori e più vantaggiose relazioni con l'Occidente.

Limite della politica di Schroeder era il voler aggirare l'URSS, che riuscì a bloccare la firma di un'intesa tra Bonn e Praga, sancendo così la fine dell'Ostpolitik del ministro degli esteri.

Toccò così al borgomastro Brandt e ai suoi collaboratori, il pastore Albertz, il portavoce Bahr e il futuro borgomastro berlinese Klaus Schütz, prendere l‟iniziativa.  

Nel gennaio 1963 la CDU si oppose al progetto d'incontro tra Brandt e Krusciov a Berlino Est. Inizialmente Brandt declinò l'invito, ma alcune settimane dopo, registrando un grande successo personale nell'elezione dello Abgeordnetenhaus, ruppe la coalizione con la CDU alleandosi con la FDP, anticipando ciò che sarebbe successo al livello federale nel settembre1969.  

Brandt ebbe una certa libertà di movimento in un momento d'incertezza, dato dalla caduta di Adenauer a causa dello scandalo “Spiegel1. Riuscì così ad avviare una politica di riavvicinamento, ostacolata dalla caduta di Krusciov nell'ottobre 1964 che provocò un irrigidimento da parte di Berlino Est.

1 Il settimanale “Der Spiegel” aveva pubblicato un servizio sulle manovre dell'operazione “Fallex 62” della N.A.T.O.

Per questo fu accusato di aver diffuso segreti militari e fu chiuso d'autorità. Il direttore e il redattore furono arrestati. La vicenda diventò un caso politico di primo piano per il coinvolgimento del ministro della difesa Strauss e dello stesso Adenauer.
Entrambi si dimisero su pressione della FDP, che ritirò i suoi ministri dal governo e minacciò una rottura dell'alleanza se Adenauer non fosse stato sostituito da Erhard.
Strauss approfittò della tensione mondiale della crisi cubana dei missili per promuovere un'azione di forza contro il giornale, colpevole di aver rivelato che i risultati delle manovre della NATO dimostravano che la difesa della Germania poteva essere limitata. Agì senza avvisare il ministro della giustizia e fornendo false informazioni al parlamento.
Il ministro degli interni Hoecherl oltre agli arresti in Germania, ordinò anche l'arresto di un giornalista che si trovava in Spagna. Il processo a carico del direttore Augstein si concluse dopo alcuni anni con l'archiviazione del caso.
Presupposto dell'azione giudiziaria erano state alcune disposizioni assai elastiche del codice penale, che erano già servite nella repubblica di Weimar a perseguire un certo numero di pacifisti che avevano rivelato i preparativi per il riarmo della Reichswehr.".

Lo sviluppo economico

 Lo sviluppo economico

La stabilità politica nell'era Adenauer è strettamente legata allo sviluppo economico. Fu possibile grazie alla linea economica impostata dal ministro Erhard, l'uomo del miracolo economico, ed a circostanze favorevoli, in primo luogo il piano Marshall. Per la RFT gli anni che seguirono il 1949 costituirono un periodo di ripresa basata su una sorprendente rinascita economica e sul ritorno del potere politico.

Il nuovo stato assunse una stabilità notevole, considerando le circostanze della sua nascita, la debolezza della tradizione democratica tedesca, la repentinità del passaggio dalla condizione di paese sconfitto e occupato a quello di alleato armato.

 Nel 1950 la produzione industriale superò quella del 1936 e le esportazioni aumentarono rapidamente, mentre la “terapia del dollaro”, eseguita dall'ERP, forniva il capitale per l'espansione economica e contribuiva a mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti. Di fronte ad una classe operaia che aveva atteso passivamente la liberazione dall'esterno e non poteva così rivendicare nessun ruolo decisionale dagli alleati, si procedette alla riorganizzazione dell'industria:

“Condizione essenziale del Boom era il funzionamento ininterrotto di un mercato del lavoro diviso. All'inizio degli anni 50 erano giunti nello stato tedesco occidentale 9 milioni di profughi e di persone trasferite provenienti dai territori di là dell'Elba e dell'Oder - Neisse; nel corso degli anni ad essi se ne aggiunsero altri 3 milioni.

Di questi 12 milioni di rifugiati 7 erano operai. Così il capitalismo tedesco occidentale veniva a disporre di altri 7 milioni di venditori di forza lavoro, spesso altamente qualificata, cui per anni poteva essere impedito di integrarsi nel mercato del lavoro “libero” attraverso una radicale politica di confronto contro l'Europa orientale e, in parte, con una più o meno aperta propaganda annessionistica nei confronti della DDR. L'uso per anni dei rifugiati come sezione sottoproletaria e particolarmente mobile dell'operaio complessivo consentì di compensare pienamente la perdita degli schiavi del lavoro della tarda era nazista.

Questo modello fu possibile fino alla costruzione del muro di Berlino che rallentò notevolmente i flussi migratori da Est ad Ovest. I profughi dall'est, che si stavano rapidamente integrando nel mercato del lavoro occidentale migliorando la loro posizione economica e mostrando di non accettare più la posizione subalterna che gli era stata assegnata, furono sostituti già prima della costruzione del Muro dai Gastarbeiter provenienti in prevalenza da Italia, Spagna e Turchia.

L'utilizzo di mano d'opera meno qualificata fu possibile grazie al frazionamento produttivo.

   L'atteggiamento dei sindacati   

I sindacati dettero maggior importanza alla stabilità dei prezzi e al pieno impiego piuttosto che ai salari e all'orario di lavoro, e questo aiutò la crescita economica.

In cambio ottennero nell'aprile 1951 l'approvazione da parte del Bundestag della legge sulla cogestione (Mitbestimmungsrecht) delle industrie di ferro, acciaio, carbone.

Abosch fa però notare che: “l'ingresso dei sindacati nei consigli d'amministrazione dei trust nella Ruhr fu un'arma a doppio taglio: nel momento, infatti, in cui il sindacato era associato alla responsabilità della direzione delle imprese, la cogestione tradiva la sua stessa funzione.

Perdendo la sua forza di contestazione, il sindacato favoriva il consolidarsi dell'ordine sociale. Erhard adottò con flessibilità e pragmatismo i principi dell'economia politica liberale: lasciare il massimo spazio alle forze della società, mettendo lo stato al loro servizio sotto forma d'interventi tesi a ridurre l'impatto sociale dello sviluppo economico accelerato.

Inizialmente la politica deflazionistica di Erhard provocò una forte disoccupazione riassorbita dalla congiuntura favorevole data dalla guerra di Corea, che fece registrare un tasso di crescita annuo del 7,1%.

Sebbene buona parte del crescente reddito nazionale andasse agli investimenti, i consumi pro capite superarono in breve i livelli d'anteguerra. La produzione industriale tedesca tornò a specializzarsi in quei settori tecnologicamente avanzati (autoveicoli, elettronica, chimica, meccanica fine) nei quali primeggiava già prima del 1939.

Lo sviluppo delle esportazioni è dato anche dalla politica di crediti verso paesi stranieri, in particolare verso quelli del Terzo Mondo e Israele, a titolo di risarcimento danni provocati dai nazisti.

Il secondo gran ciclo di investimenti nel dopoguerra, iniziato alla fine degli anni 50, aveva come scopo di creare, entro i limiti imposti a Bretton Woods, un blocco economico politico europeo che sino ad allora era limitato al settore carbo-siderurgico. Nel periodo successivo al ritiro di Adenauer, la RFT entra in una fase di crescita moderata.

Il tasso di crescita fa registrare un +2,6% nel 1966 prima di arrestarsi (-0,1%) l'anno successivo. Il carattere congiunturale della crisi è dimostrato dalla crescita del biennio successivo (+6,1% nel 68 e +7,5% nel 1969).

Le forze economiche furono rappresentate in maniera decisiva in parlamento. Almeno 1/5 dei parlamentari aveva interessi diretti in qualità di manager, industriale o dirigente della grande industria. Lo sviluppo economico del dopo guerra fu comune, anche a ritmi più elevati che quello tedesco, ai paesi sconfitti dalla seconda guerra mondiale come Giappone e Italia. Le analisi sulla società tedesca rivelano nel complesso una sostanziale continuità nella divisione in classi.

Il governo Brandt

   Il governo Brandt

Il ritiro di Adenauer ha coinciso con la frattura all'interno della CDU. La fronda interna nei confronti di Erhard, capeggiata da Strauss e Barzel, era sintomo della difficoltà del partito di maggioranza nella fase di trapasso dalla fase di guerra fredda alla distensione.

Con le sue dimissioni, nel novembre 1966, si apre la strada alla Grossekoalition con Kiesinger cancelliere e Brandt come ministro degli esteri. Kiesinger prevalse sugli altri candidati CDU grazie all'appoggio dell'ala conservatrice di Strauss e fu spinto dai dissidi con i liberali sin dall'”affare Spiegel” e dalla convergenza dei socialdemocratici a formare un'alleanza con loro, dando vita ad una maggioranza parlamentare dei tre quarti, necessaria per le riforme costituzionali.

Il collante decisivo per la formazione di una coalizione così eterogenea fu il programma di modifica della legge elettorale in senso maggioritario e il Notstandgesetz. In campo economico, per uscire dalla crisi, il governo ricorse alla concertazione con le parti sociali, dando così un segnale in senso opposto alla strategia impostata da Erhard.

Fu impostato un piano finanziario quinquennale e nuovi programmi di investimento al livello settoriale. Nel campo della politica internazionale fu definitivamente archiviata la dottrina Hallstein, con il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Romania e la Iugoslavia.

L'invasione della Cecoslovacchia segnò una battuta d'arresto nella politica dei piccoli passi del sottosegretario agli esteri Bahr. Presto superata dall'accettazione della dottrina della sovranità limitata (o dottrina Breznev),

L'Unione Sovietica era interessata ad una distensione in Europa, per la tensione che in quel momento si sviluppava con la Cina con gli scontri di frontiera sul fiume Ussuri.

In questo quadro internazionale caratterizzato dalla distensione, Bonn era rimasta l'unica potenza che non accettava i confini successivi alla seconda guerra mondiale.

L'intransigenza di Bonn, che riconoscendo i confini con la Polonia del 1945 avrebbe dovuto di conseguenza riconoscere anche la DDR, irritò gli alleati e in particolar modo gli USA che iniziarono a guardare alla SPD come ad un possibile interlocutore per una politica di distensione in Europa centrale.

Da Brandt a Schmidt

     Da Brandt a Schmidt

Le elezioni del 28 settembre 1969 si svolsero nel quadro di un processo di più generale riassestamento delle forze politiche e sociali dopo la fase di transizione rappresentata dalla “grande coalizione”. Essa aveva dimostrato l‟affidabilità della SPD come forza di governo e l'esaurimento della coalizione CDU-FDP.

Già il 5 marzo la FDP aveva appoggiato il candidato socialdemocratico Heinemann, che aveva così prevalso sul democristiano Schroeder, creando così il precedente per un‟alleanza SPD FDP.

Pur essendo ancora il partito di maggioranza relativa con il 46,1%, la CDU si ritrovò all'opposizione perché la FDP si rese conto che un'altra alleanza con essa l'avrebbe stritolata

La SPD superò per la prima volta il 40% (42,7% +3,4%).

Fu proprio la legge elettorale di sbarramento al 5%, da essa stessa proposta, che penalizzò la CDU altrimenti avrebbe potuto formare una coalizione, almeno teoricamente, con i neonazisti, disponendo del 50,4% dei suffragi.

Brandt fu eletto cancelliere il 21 ottobre con una maggioranza di solo due voti rispetto a quella richiesta. Ciò che caratterizzò inizialmente lo slancio del governo Brandt fu il proposito di allargare lo spazio della democrazia e della partecipazione popolare.

Questa idea, nella sua dichiarazione programmatica, sarà indicata con la formula “osare più democrazia”. Il programma presentato da Brandt collegava la necessità di riforme interne e di un cambiamento della qualità della vita, con la stabilità economica e la solidità finanziaria.

La politica estera sarebbe stata quella sulla quale la nuova coalizione avrebbe mostrato maggiore coesione (asse Brandt Scheel) e anche maggiore efficacia, poiché la fase bilaterale della Ostpolitik vide la sua fase realizzativa nei primi dieci mesi della coalizione.

Nel clima internazionale favorevole con l'inizio delle trattative per l'accordo SALT il governo Brandt compì il primo passo unilaterale per dare un segnale della volontà d'intesa della RFT. Fu informalmente accettata l'esistenza di due stati tedeschi e la disponibilità a trattare con la SED, accettata de facto come rappresentante della DDR.

A novembre fu firmato il trattato di non proliferazione nucleare e la dichiarazione di rinuncia all'uso della forza (Gewaltwerzicht).

Sul piano interno fu immediatamente annunciata la rivalutazione del Marco per fermare gli effetti della congiuntura del 1967. Nel maggio 70 avvenne il primo incontro intertedesco tra Brandt e Stoph, che segnò un notevole successo personale del cancelliere in Germania Est, mentre a dicembre fu firmato il trattato con la Polonia per il riconoscimento della frontiera sull‟Oder Neisse, affossando così due dogmi della guerra fredda.

Nel settembre 1971 fu firmato l'accordo quadripartito su Berlino e l'anno successivo furono riallacciate informalmente le relazioni diplomatiche con la DDR.

Il progetto dell'Ostpolitik di Brandt dovette fare i conti con l'esiguità della maggioranza parlamentare su cui poteva contare. L'ala conservatrice della FDP si dissociò dalla linea del partito e nell'aprile 1972, durante la discussione parlamentare sui trattati con la Polonia e l'URSS, la defezione di un deputato liberale fece mancare a Brandt la maggioranza e la CDU presentò una “mozione di sfiducia costruttiva”, contrapponendo la candidatura di Reiner Barzel. La manovra fallì per soli due voti.

Le successive elezioni anticipate per volere della stessa SPD segnarono il suo massimo storico con il 45,8% e la rinascita dei liberali con l' 8,4%. La CDU perse terreno (44,9% - 1,2%), pur assorbendo gran parte dei voti della NPD che scomparve (0,6% -3,7%).

Con la nuova maggioranza, la fase bilaterale degli accordi poté essere portata a termine:

A maggio 73 è firmata un‟intesa economica decennale RFT -URSS, a dicembre fu stipulato il trattato con la Cecoslovacchia, assieme all‟apertura di relazioni diplomatiche con Ungheria e Bulgaria.

La gestione Brandt, che aveva tratto incoraggiamento dall'esito elettorale, non era però destinata a durare al lungo. Tra il 1972-73, la coalizione fu scossa in maniera sempre maggiore dai conflitti interni, dall'elevata conflittualità sociale, dalla crisi petrolifera del 1973. Le dimissioni di Brandt nel maggio 1974 per lo scandalo Guillaume lasciarono più di un'ombra sulla vicenda che segna il passaggio da Brandt a Schmidt.

Le modifiche costituzionali periodo 1968-77

       Le modifiche costituzionali del periodo 1968-77

La Legge fondamentale tedesca (Grundgesetz) ha subito numerose modifiche dagli anni ‟50.

Il sistema tedesco, per via della mancanza di una sostanziale opposizione, ha consentito un'elasticità di revisione più difficile in altri parlamenti composti di più partiti come in Italia. CDU e SPD, che assieme raggiungono una maggioranza superiore ai due terzi, necessaria per le modifiche costituzionali, esprimono due ideologie integrazioniste, rispettivamente la formula della “Società integrata” e della “Società senza classi”, che tendono verso l‟obiettivo di garantire la stabilità del sistema non attraverso gli strumenti della lotta politica e della dialettica delle forze, ma in virtù di equilibri precostituiti, espressione di un unanimismo che sottolinea il ristretto margine di dissenso nella RFT.

Le cause di quest'autoritarismo di fondo si individuano nella fragilità della tradizione democratica tedesca e nel carattere del nuovo governo.

Il processo di selezione delle forze politiche che ha reso possibile le modifiche della costituzione, deriva sia da meccanismi istituzionali, come il sistema elettorale e la legge sui partiti politici, sia da processi di integrazione politico-sociale che hanno ridimensionato e selezionato il quadro politico e da processi d'omogeneizzazione sociale provocati dalla guerra fredda.

Una volta assorbite o eliminate le altre formazioni parlamentari, i tre partiti rimasti hanno cercato di conservare lo status quo, limitando il finanziamento pubblico ai partiti

Prima che fosse disciplinato con una legge del 1958, tale finanziamento avveniva come durante la repubblica di Weimar.

Gia nel dopoguerra si ha il primo antecedente di una delle più criticate riforme costituzionali, la legge sul pubblico impiego. Infatti, senza nessun fondamento giuridico, il governo di Adenauer aveva dichiarato, nel 1950, incompatibili con i doveri del pubblico impiego, l'appartenenza ad una serie di partiti, movimenti politici e organizzazioni.

Storicamente una parte delle modifiche costituzionali dei primi anni '50 è motivata dal fatto che la legge fondamentale, al pari della stessa RFT, era considerata come un'entità provvisoria in vista del futuro riassorbimento della DDR nella RFT e di altri assestamenti territoriali. In altri casi si tratta d'aggiornamenti legislativi non prevedibili alla stesura, come l'attribuzione al governo federale della competenza per lo sfruttamento dell'energia atomica per fini pacifici del 1959. Questo come altri provvedimenti legislativi segnano però una marcata attenuazione del federalismo originario.

 Inoltre è da notare un ricorso sempre maggiore, sia nel Bund sia nei Land all'esecutivo e alla figura del cancelliere.

Riarmo e la legislazione d'emergenza

      Riarmo e la legislazione d'emergenza

I cambiamenti più importanti sono però quelli riguardanti il riarmo tedesco, non previsto nella Legge fondamentale, e quello relativo alle leggi d'emergenza.

Queste ultime, approvate nel 1968, prevedono l'intervento dei poteri dello stato, forze armate comprese, contro i conflitti di lavoro e le agitazioni sociali, la possibilità di limitare il segreto epistolare e telefonico, la possibilità di precettazione per il lavoro coatto, di superare la normale prassi parlamentare anche a fini legislativi, di intervenire da parte del Bund nelle competenze dei Länder, non solo nel caso di catastrofi naturali, ma anche di minaccia esterna e interna.

Altrettanto importanti sono i casi di “revisione strisciante della costituzione”, cioè di leggi che non sono passate attraverso la procedura di revisione costituzionale, come nel caso del “Berufsverbot” e ancor prima dell'Auslaendergesetz

Il decreto di Adenauer del 1950 aveva restaurato la tradizione autoritaria dell'apparato statale che si mantenne fino alla fine degli anni 60 quando, per la recessione economica e la contestazione studentesca, avvenne una rottura nella riproduzione dell'apparato amministrativo 

Il “Radikalerenlass” fu così approvato al livello federale, seguito poi dai vari Länder.

La sentenza della corte costituzionale di Karlsruhe del 22 maggio 1975 conferma l'essenza del Radikalerenlass affermando che:

“è un principio inerente allo status speciale dei funzionari del pubblico impiego (.) quello che attribuisce al funzionario statale uno speciale dovere politico di fedeltà nei confronti dello stato e della sua costituzione.

[Questo dovere] impone l'accettazione dello Stato e del suo ordinamento costituzionale vigente, anche nella misura in cui esso è passibile di modifiche costituzionali(..) Ci si aspetta dal funzionario che egli intenda questo stato e la sua costituzione come un alto valore positivo che merita particolari impegni. Il dovere politico di fedeltà è messo alla prova nei tempi di crisi e nelle serie situazioni di conflitto, nelle quali lo stato ha bisogno che si prenda partito per lui. La violazione del dovere di fedeltà giustifica di regola il licenziamento per i funzionari in prova [mentre per gli altri è previsto un provvedimento disciplinare]. Un aspetto del comportamento che può risultare rilevante per la valutazione della personalità dell'aspirante funzionario può essere costituito anche dall'adesione o dall'appartenenza ad un partito politico che persegue finalità ostili alla Costituzione, indipendentemente dal fatto che la sua anticostituzionalità sia stabilita o no da un giudizio della corte costituzionale federale.

Da notare come l'ultimo paragrafo sia fatto apposta per la DKP, il principale obiettivo del Berufsverbot, che era sì ammesso costituzionalmente, ma era accuratamente tenuto fuori dell'apparato statale.

Riguardo al carattere dei giudici della corte costituzionale di Karlsruhe, sia Collotti sia Abendroth sottolineano che si sono formati nella fase restauratrice del terzo Reich ed hanno proseguito il loro tirocinio in una giustizia fatta di giudici dello stesso stampo. Esempio di questa tendenza è il presidente della corte costituzionale nel 1974, l'ex ministro degli interni della CDU Ernst Benda.

Anche il Bundestag nell'ottobre 1975 approvò una modifica all'Extremistengesetz, su un progetto di legge del ministro Genscher, che ribadisce che

“Nessun candidato può appellarsi al fatto che gli obiettivi politici per i quali egli si impegna sono perseguiti da un partito o da un associazione permessi nell'ambito della legge fondamentale”

Nel 1976 il programma elettorale della SPD dichiara di considerare ormai superato il “ Radikalerenlass” del 1972, segno che molti obiettivi del Berufsverbot erano stati raggiunti.

Gestione Schmidt: Das Modell Deutschland.

Gestione Schmidt: Das Modell Deutschland

Già dagli anni 60, in relazione ai sintomi di crisi presenti nella RFT, la SPD avvertì la necessità di rivedere i suoi presupposti programmatici. Da quest'esigenza nasce il “quadro orientativo” per il decennio 1975-85, dal quale sarà tratto il programma 1976-80.

In quegli anni vi sono due stimoli contrapposti all'interno della SPD; quella degli Jusos, la gioventù socialdemocratica che rappresentava la sinistra critica del partito e che allora era investita dalla mobilitazione della contestazione, e quella dell'ala destra rappresentata da figure come il Borgomastro di Monaco Vogel o il professore di scienze politiche all'Università di Berlino Richard Loewental, autore della carta del febbraio 1971 che vietava ogni rapporto tra socialdemocratici e comunisti.

Il progetto della dirigenza socialdemocratica, che fu presentato nel giugno 1972, fu criticato a fondo dagli Jusos, che individuavano uno dei nodi fondamentali della prassi socialista in particolare nella repubblica federale: il rapporto tra lo stato, il potere politico e il sistema capitalistico. Attorno a questo nodo la formulazione degli Jusos delle “riforme superatrici del sistema” assumeva, pur nella sua genericità, una funzione dirompente di fronte alla semplice gestione della situazione esistente da parte della maggioranza del partito.

La discussione aveva già avuto luogo al congresso straordinario degli Jusos a dicembre 1971 a Hannover, dove furono trattate la possibilità e i limiti di una politica anticapitalista, prevedendo in quest'ambito le ovvie resistenze e quindi le potenzialità conflittuali di una tale politica, e la questione del capitalismo monopolistico di stato di derivazione della DDR e dei partiti comunisti dell'Europa occidentale.

La critica degli Jusos metteva in luce la mancanza di una base analitica nel programma di Schmidt, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi a medio e lungo termine, il ruolo dello stato nelle riforme e i mezzi finanziari per realizzarle.

Sul piano internazionale il Langezeitprogramm esprimeva una fiducia incondizionata nella Comunità Europea senza tener conto, nel quadro della integrazione stessa, la forza dei cartelli internazionali e degli interessi divergenti all'interno di essa.

Pur riuscendo a recuperare ampi settori degli Jusos, i socialdemocratici registrano, già nel 1972, una prima flessione del voto operaio, causato dal blocco sulla legge della estensione della cogestione aziendale, che doveva essere uno degli elementi innovativi fondamentali della coalizione social-liberale e che fu approvata solo alla vigilia delle elezioni del 1976, con un esito differente da quello che era stato richiesto dalla DGB, nonostante le rassicurazioni date dal ministro del lavoro, l'ex segretario della DGB Walter Arendt.

Elemento assai importante è la parte del programma socialdemocratico riguardante la sicurezza interna. È data notevole importanza alla lotta contro l'estremismo politico e il terrorismo, un'importanza che è improntata al clima di spaccatura nel paese e d'ostracismo verso le minoranze sociali e politiche, imposto dalla CDU di Strauss e Dregger e fatto proprio dall'alleanza di governo.

I successi vantati dal Bundeskriminalamt contro la RAF nel 1972 e contro il movimento 2 Giugno nel 1975 sono dovuti all'aumento di investimenti (dai 22,4 milioni di DM del 1969 ai 130,9 del 1975) e di unità impegnate (da 933 a 2237).

Le riforme del codice penale, che limitano il diritto di difesa per i terroristi e la stessa legge antiterrorista (Antiterrorgesetz) non sono pressoché trattate nel documento.

Oltre all'Antiterrorgesetz e un uso più ampio della carcerazione preventiva, il governo socialdemocratico militarizzerà la Bundesgrenzsschutz e svilupperà una più stretta collaborazione tra le polizie dei Länder. Nel 1973 furono infatti promulgate una serie di leggi che unificavano la polizia al livello nazionale , sottraendo la maggioranza delle competenze ai Länder a favore del Bundeskriminalamt.

A causa delle critiche per il fallimento dell'operazione contro i terroristi palestinesi alle olimpiadi di Monaco 1972, nel testo unico dei regolamenti di polizia fu espressamente autorizzato l'uso mortale delle armi da fuoco, così come quello d'armi da guerra (granate ecc).

Del 1975 invece è il pacchetto di leggi che colpivano “l'apologia della violenza” presente in scritti, pubblicazioni dell'estrema sinistra.

Un caso famoso in Germania fu il cosiddetto “affare Mescalero”. Nello stesso anno si volle anche dare un giro di vite alla contestazione universitaria. La legge del dicembre 1975 stabilì che il numero di rappresentanti dei professori doveva essere superiore alla somma dei rappresentanti di studenti ed assistenti. La maggioranza dei rappresentanti dei professori aveva inoltre diritto di veto. Fu instaurata la sospensione fino a tre anni per i fuoricorso e , per richiesta della CDU, dei “ disturbatori dell'"attività didattica”.

Una misura “ad hoc” invece può essere considerata il paragrafo 138, introdotto nel settembre 1974, che dà al tribunale la facoltà di sospendere dalla difesa quegli avvocati su cui ci sia il grave sospetto di complicità con gli interessi dei detenuti in attesa di giudizio. Nel caso della RAF gli avvocati Croissant e Grönewold subirono procedimenti penali rispettivamente per aver fatto da intermediario tra Baader e lo Spiegel per un'intervista e aver mantenuto i contatti tra i prigionieri .

Furono interdetti dalla difesa a pochi giorni dall'inizio del processo a carico della “Baader Meinhof“. Fu autorizzato anche lo svolgimento di processi in assenza d'imputati nel caso che essi fossero stati espulsi per aver turbato l'ordine pubblico o per indisposizione fisica ( Nel caso specifico della Baader Meinhof per i lunghi scioperi della fame).

Durante i processi vi furono casi d'attentati dinamitardi nelle stazioni ferroviarie a Brema, Amburgo, e Norimberga e Colonia dai quali la RAF si dissociò, ma che contribuirono a creare un clima d'odio verso i gruppi armati, provocato dai mass-media che l'avevano subito accusata.

Le operazioni di polizia successive ad atti terroristici, come l'operazione Winterreise a seguito dell'omicidio Drenkmann o l'operazione Donnerschlag dopo il rilascio del presidente della CDU berlinese Lorenz, furono caratterizzate da una sistematica violazione d'ogni genere di norma giuridica da parte della polizia e da arresti e lunghe carcerazioni arbitrarie.

Anche le condizioni carcerarie furono particolarmente indurite. I detenuti della RAF erano sottoposti ad isolamento e alla “tortura bianca” , che consisteva nel rinchiudere i detenuti 23 ore su 24 ( nell'ora d'aria erano scortati dai secondini e non potevano avere contatti con gli altri detenuti) in celle insonorizzate e con la luce sempre accesa. Gli effetti sul fisico e sulla psiche descritti dai militanti della RAF in carcere sono devastanti

Anche nel campo internazionale della sicurezza si tende ad affermare il “modello Germania”: Nella cooperazione internazionale la Germania è tra i più attivi cooperatori al livello internazionale anche a costo di distruggere istituti di antica tradizione quale quello dell'asilo politico, al fine di ottenere condizioni sempre più agevoli per l'estradizione

L' inasprimento legislativo raggiunse l'apice durante l'autunno tedesco: prima con il cosiddetto Caso Traube poi con il Kontaktsperre

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