La lentezza di Instagram

Ho fatto una prova: ho guardato quanta batteria consumano le diverse app che uso. È una lettura che fornisce non solo il dato in sé, ma anche una classifica delle app preferite.

instagramSorprendentemente Instagram è nelle prime 3 posizioni. Non è la prima in quanto a consumo ma nella percezione che ne ho sì. Non la uso di più in senso assoluto ma la uso più volentieri. È meno impegnativa, non richiede nessuna lettura se non quella di qualche didascalia quando vedi un posto che ti interessa e vuoi capire dov’è, la scorri e metti qualche like qua e là.  

Mi sono chiesto come sia finita a essere una delle mie preferite visto che abbiamo sempre avuto un rapporto piuttosto contrastato. Continuo a pensare che sia un social visuale ma che con la fotografia c’entri poco. Eppure lo trovo sempre più interessante e preferibile a Facebook o Twitter.  

Non è giusto paragonare questi tre social fra di loro perché hanno delle evidenti differenze, soprattutto Instagram con gli altri due: sebbene Facebook e Twitter abbiano anche molte foto e video, sono soprattutto social testuali, in cui si sviluppano discussioni che spesso sfociano in polemiche e infine degenerano nell’attacco, l’offesa e la più totale incomunicabilità. Ecco: credo che sia proprio la facilità con cui spesso le discussioni deragliano su questi due che mi ha portato a vederli sempre più come una fonte di ansia che di diletto.  

Non che sia uno che scrive cose che generano particolare discussione se non quella civile (e mi compiaccio di questo), però è evidente che, specie su Twitter — e lo dico a malincuore perché lo amo molto — è più frequente che una discussione si protragga in una lunga serie di scambi verbali che, anche a causa della sintesi del mezzo, sfociano in offese dirette e irriferibili. Ma non sono cose che mi riguardano perché, ripeto, non polemizzo mai e la discussione mi interessa solo quando è costruttiva.  

Forse, mi sono detto, alla fine apprezzo di più Instagram perché non leggo quello che pensa la gente ma vedo quello che vede. E mi interessa vedere quello che vede e come lo vede, perché ho selezionato con cura i fotografi che mi piacciono e spesso ne trovo altri che non fanno magari le cose che mi piacciono o che farei io ma li trovo comunque interessanti.  

Per cose che non mi piacciono / non mi interessano non intendo le foto di cibo o i selfie o la paccottiglia che si vede in genere lì. Ripeto: ho scelto accuratamente chi vedere e generalmente non mi deludono mai.  

Dovrei piuttosto dire “vedo anche cose che io non farei o non penserei di fare”, ma mi interessa comunque vederle, lo trovo stimolante. Continuerò a non farle/fotografarle ma c’è un pensiero, c’è un mestiere, c’è un’attenzione che val la pena di riconoscere.

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Martino Pietropoli

I'm an architect and professor of History of Italian Design at SIE - Ca' Foscari - School for International Education in Venice, Italy and of Advanced Design at the School of Engineering and Architecture in Bologna. I founded L’Indice Totale, a magazine of reviews about everything and I Love Podcasts, a publication on the best podcasts around. I draw each and every day a cartoon or an illustration for The Fluxus. I also co-founded RunLovers, the most popular website and community on running in Italy.​ I take photos: you can find them available for free to everybody (aliens too). ​ I'm no award winner in whatsoever, sorry.

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