Sesso e politica in formato digitale

Attenzione, la tecnologia sta diventando sempre più pervasiva nelle nostre vite, come dimostra l’attuale emergenza sanitaria.

Tim Mossholder via PexelsPhoto: Tim Mossholder via Pexels

E' confermato! Le nuove tecnologie si sono rivelate un terreno davvero fertile per la violenza di genere pure nel mondo della politica. Negli Stati Uniti sarebbe necessaria la modifica dell’art. 230 del Communications Decency Act, la legge sul decoro nelle comunicazioni, per far sì che le piattaforme social rispondano anche dei contenuti pubblicati. Le carenze mostrate (in particolar modo da Facebook e Twitter) nel contrasto alla violenza digitale hanno portato a un aumento della misoginia all’interno di queste piattaforme. Inoltre, al fine di rafforzarne la responsabilità, le aziende dovrebbero raccogliere e pubblicare i dati sui contenuti offensivi condivisi attraverso le loro piattaforme. I dati dovrebbero includere il tasso di episodi denunciati, disaggregato per tipologia di atto perpetrato, il tasso di risposta dell’azienda, e i metodi di risposta. Gli atti plurimi di violenza digitale perpetrati da singoli soggetti, una volta accertati, dovrebbero essere chiaramente identificati, e i relativi dati dovrebbero essere resi pubblici e accessibili alla collettività.

Inoltre, dal momento che la tecnologia diventa sempre più pervasiva nelle nostre vite, come dimostra l’attuale emergenza sanitaria, l’incidenza e la gravità del fenomeno della violenza digitale potrebbero crescere. Si aggiunga anche che la violenza digitale minaccia di mettere a tacere le vittime, in particolare quelle che già si trovano ai margini della società, con implicazioni significative a livello di diversità e inclusione a livello politico.

 

PERCHE' LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE È UNA MINACCIA ALLA DEMOCRAZIA

Queste conseguenze hanno un impatto devastante a livello internazionale sia per i singoli individui che per la società nel suo insieme. Possiamo citare l’effetto intimidatorio sulla libertà di parola e sulla partecipazione politica, il quale non solo innalza una barriera all’ingresso nel caso delle posizioni di potere, ma impedisce alle minoranze di ottenere il giusto riconoscimento per il proprio status e di far sentire la propria voce. 

È nell’ambito politico che la disuguaglianza tra uomini e donne raggiunge il livello più elevato. Secondo il Global Gender Gap Index 2018, nella media dei 150 paesi considerati nel rapporto, solo il 22 per cento della differenza di empowerment politico tra uomini e donne è stato colmato.

In Europa, le donne rappresentano in media il 30 per cento dei politici all’interno dei parlamenti e il 29,5 per cento dei governi.
Nel Parlamento europeo che si è insediato il 1° luglio 2019, le donne rappresentano circa il 40 per cento del totale, in leggera salita rispetto al 36 per cento della legislatura precedente. In Italia, la presenza femminile in parlamento e al governo è sicuramente aumentata: abbiamo fatto passi avanti dai tempi di Nilde Iotti, prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera dei deputati nel 1979, e di Tina Anselmi, prima donna a ottenere un ministero nel 1976, anche se solo nel 2018 una donna, la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha raggiunto la presidenza del Senato, ovvero la seconda più alta carica di Stato.

Tuttavia rimangono sempre numerosi gli ostacoli da superare nel processo politico di selezione ed elezione. In primo luogo, la scarsità di figure modello a cui ispirarsi potrebbe avere un effetto negativo sull’interesse femminile per la carriera politica. Inoltre, proprio per la scarsa rappresentanza di genere, si formano basse aspettative di successo, che scoraggiano ulteriormente la partecipazione. Un altro motivo che potrebbe trattenere parte delle donne è la concreta mancanza di tempo da dedicare all’attività politica, perché più impegnate nella gestione domestica e nella propria occupazione lavorativa.Tutti questi impedimenti, se analizzati da vicino, non sono direttamente riconducibili a un’insicurezza e a una mancanza di ambizione femminile di fondo, quanto piuttosto a un sistema sociale che alimenta le disuguaglianze con meccanismi di esclusione.

La politica stessa agisce con processi simili: un esempio è la tendenza dei partiti a candidare donne nei seggi in cui hanno meno consenso. Secondo il Think Tank “Orizzonti Politici”, questa disposizione è in parte dovuta alle preferenze degli elettori: nei contesti sociali in cui le disuguaglianze di genere sono più accentuate, i cittadini reputano più competente un candidato uomo piuttosto che una candidata donna.

Per contrastare questi fenomeni e aumentare la rappresentanza femminile, in Italia sono state introdotte nelle elezioni amministrative le quote di genere e la doppia preferenza di genere, ovvero la possibilità di votare una donna e un uomo nella scheda elettorale. In vigore dal 2013, secondo un recente studio le misure hanno avuto effetto sulla composizione delle amministrazioni locali, aumentando di 18 punti percentuali la rappresentanza femminile nei consigli comunali. Nonostante i buoni risultati, la doppia preferenza potrebbe non aver ancora raggiunto il suo pieno potenziale. Come è stato dimostrato, circa il 50 per cento degli elettori non ne è a conoscenza e non fa uso del secondo voto per mancanza di informazione.

Comunque sia in Italia come altrove, la donna parlamentare è costantemente al centro della discussione per il loro essere troppo o troppo poco "femminili". Lo stesso vale per il loro stato coniugale, emotivo, sessuale e per la loro vita familiare, immaginata o reale. Una delle caratteristiche e degli obiettivi principali della violenza digitale di genere in questo settore, è infatti proprio quello di "scoraggiare le donne, in particolare a essere o diventare attive in politica".

 

L'OASI FINLANDESE CON LA PIU' GIOVANE PREMIER AL MONDO

Sanna Marin 2Tuttavia c’è pur sempre qualche realtà esaltante, come quella che cinge Sanna Marin, una donna che potrebbe essere la protagonista di un romanzo di Judy Blume. Sanna Marin è la più giovane premier al mondo.
A 34 anni, la candidata del partito socialdemocratico finlandese è stata eletta - 10 dicembre 2019 - in Finlandia a capo di una coalizione di governo a maggioranza femminile, composta da giovani leader. Gli altri quattro partiti nella coalizione di governo sono infatti guidati da donne, tre delle quali hanno meno di 35 anni.
Cresciuta da due donne, Marin che si definisce "figlia di una famiglia arcobaleno" non è spuntata fuori dal nulla. Ha iniziato a fare politica a vent'anni ed è entrata in Parlamento nel 2015, in un tempo ragionevle è diventata una figura di riferimento all'interno del partito, in cima alla sua agenda ci sono welfare, uguaglianza e cambiamenti climatici.
"Non ho mai pensato alla mia età o al mio sesso. Penso sempre solo alle ragioni per cui sono entrata in politica e a alle cose per cui abbiamo conquistato la fiducia dell'elettorato" aveva detto ai giornalisti dopo essere stata eletta primo ministro.

A Siren Kale, reporter di Vogue confiderà: “In ogni situazione nella quale mi sono trovata, il mio genere è sempre stato il punto di partenza di ogni conversazione, mi è stato sempre rammentato che sono una giovane donna e che ricopro una carica importante.

Spero che il fatto di essere donna non venga considerato una minaccia per il paese. Voglio lavorare al meglio. Non mi sento né migliore né peggiore di un uomo di mezza età. Se non ce la faccio, se fallisco - perché sono un politico, e come tutti sappiamo, le cose non vanno sempre come vogliamo - non voglio che poi si vada dicendo che ho fallito perché sono una donna".

La Finlandia ha la reputazione di impeccabilità. L'Onu la classifica come il paese più felice del mondo. C’è un’attenzione particolare per la donna. Le madri possono disporre di asili nido molto attrezzati con personale veramente preparato, sovvenzionati dallo Stato. E’ davvero un paese da sogno? La prima ministra Marin dice di no, perchè "anche noi abbiamo dei problemi". Ha ragione. Il divario retributivo tra i sessi era del 17,3 per cento nel 2017, superiore alla media dell'Ue. La violenza domestica è aumentata nel 2019. Amnesty International ha condannato la Finlandia l’ ambiguità della legge sulla stupro secondo la quale, bisogna prima di ogni altra sentenza dimostrare in tribunale di essere stati minacciati di violenza o di essere vittima di violenza. "Cambiarla è nel nostro programma governativo", assicura la prima Ministra, la quale deve competere connil fronte populista in forte ascesa, come del resto accade in molti paesi europei. Il Partito dell'estrema destra finlandese è ora il secondo partito in parlamento.

Se la coalizione di Marin fallisce, il progetto liberale finlandese di lunga data potrebbe crollare, con la gioia corale di quanti la pensano come il deputato-filosofo-polacco Janusz Korwin-Mikke  quando sostiene che le donne sono, «più deboli, più piccole e meno intelligenti» rispetto agli uomini.

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