Quando Europa e Russia si sublimavano a vicenda

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Furono anni straordinari durante i quali si amalgamarono arte, poesia, musica, teatro, religione, filosofia e politica. Il 160° anniversario della nascita del pittore Valentin Serov sono un’occasione per ricordarli.

Serov   la ragazza con le pescheLa ragazza con le pesche /Valentin SerovHanno rimesso in moto le mostre delle opere di Valentin Serov passato alla storia, come il ritrattista dell’alta borghesia russa del Primo Novecento. Hanno esposto i dipinti di una serie di personaggi di grande rilevanza che, segnarono un’epoca di splendore, di fasti, nella quale i giovani sognano di ritrovarsi. Rappresenta, per molti versi una sorta di conforto, di speranza per le giovani generazioni di questo paese umiliato dalle sanzioni, affranto dai lutti delle migliaia di caduti sul fronte ucraino, respinto da quell’Europa con quale ha condiviso secoli di Storia.

Il pretesto della “riscoperta” di Valentin Serov , è racchiuso nelle celebrazioni del 160° anniversario della sua nascita (19 gennaio 1865 - 5 dicembre 1911). Così una rassegna di un centinaio di quadri è stata aperta alla galleria Tretyakov di Mosca, poi al Ruskij-Museum di San Pietroburgo, l'ex Leningrado, la seconda città del Paese, e poi ancora all’ Afisha-Museum di Novosibirsk , la terza città più grande della Russia, dopo Mosca e San Pietroburgo, appunto.

Valentin Aleksandrovic Serov, pittore delicato e affascinante, occupa un posto a parte nella pittura russa a cavallo tra i due secoli. Fu in un certo senso il ritrattista del mondo della ricca borghesia nella Russia prerivoluzionaria. Non a caso da gennaio , da quando si aprì la mostra alla Tretiakov, i giornali sovente ripercorrono la storia di quell’epoca, quasi a voler dimostrare che quello straordinario ceto mercantile, benché avesse avuto a malapena il tempo di consolidarsi in gruppo unito, poiché durò una sola generazione, riuscì a compiere miracoli per il Paese e le città che tanto amava.

Sicché quei simboli dell'''odiata borghesia" di quando la Russia era l’URSS, sono d'esempio ai giovani della generazione Z che , lo scrittore statunitense Marc Prensky ha definito i "nativi digitali", potendo essi godere dell'accesso ad Internet sin dall'infanzia. E come una risacca del sentimento nazionale che, apre i capitoli più smaglianti di una storia nel momento in cui si fece incerta la fiducia sulle risorse del Paese e sulla sua stabilità politica.

Infatti, lo capirono per prime le due grandi capitali dei commerci, Mosca e San Pietroburgo che, stavano vivendo dai primi del Novecento una fase di sviluppo senza precedenti. Fu allora che il ceto urbano volse definitivamente le spalle sia alla mistica contadina, che allo zarismo vecchio stile. Se la monarchia era rimasta immobile, chiusa nei suoi riti, la società era andata avanti per conto proprio. Insieme all’esordio dell’industria, del grande capitale, delle banche, delle associazioni professionali si era fatta avanti una giovane borghesia liberale ansiosa di riforme, di nuove istituzioni, di Ivan Morozov con unopera di Cézane alle spalle copyIvan Morozov con un'opera di Cézane alle spalle/Valentin SerovParlamento, di diritti, per mettersi alla pari con le democrazie occidentali.

San Pietroburgo, la più “occidentale”, era semplicemente magnifica, elegante, scintillante di vetrine, di ristoranti, di librerie, di teatri. Era esplosa una vita culturale non diversa da Berlino e da Vienna. La città si era stancata di naturalismo, positivismo, dell’intossicazione ideologica e improvvisamente aveva preso coscienza della propria bellezza, senza sensi di colpa. Voleva vivere tutte le esperienze artistiche del mondo, aprirsi a ogni modernità. Finalmente poteva permettersi di ammirare i “pesci rossi” di Matisse per quello che erano, senza doverli accusare di non rappresentare le masse diseredate, come da alcune parti si ingiungeva.

Artisti, filosofi, poeti, architetti, scenografi (i favolosi balletti russi di Djagilev nacquero allora) si affrettarono in quel breve, intenso, Rinascimento russo a dire la loro prima della fine, nell’oscuro presentimento che, quella civiltà di cui soltanto dopo decenni si è percepita la grandezza, sarebbe presto sprofondata. Gli anni dal 1894 al 1914 furono, nella loro incertezza, gli ultimi tranquilli del vecchio mondo. Poi la guerra. Scoppiò improvvisa nell’estate del 1914 “l’aspettavamo tutti e nessuno ci credeva”, commentò anni dopo lo scrittore Viktor Šklovskij.

La mostra itinerante presenta dipinti e disegni i quali costituiscono l'essenziale della produzione dell'artista, che fu votata all' ostracismo per più di mezzo secolo. Perché Serov fu appunto il pittore dell" odiata borghesia", in un arco di tempo compreso tra l'incoronazione di Nicola II nel 1894 e la rivoluzione bolscevica del 1917, ricordata anche come l' epoca d' argento per i brillanti risultati raggiunti nelle arti. In quegli anni, a San Pietroburgo, Serghej Diaghilev aveva fondato il Mir Iskusstva, il "Mondo dell'arte", la rivista con la quale si proponeva di mettere in luce i nuovi artisti russi, di sviluppare l'interesse del pubblico per l'argomento e di tenerlo aggiornato sulla produzione di tutti i Paesi del mondo.

Diaghilev dal podio del Mir Iskusstva colpiva implacabilmente i princìpi dell'estetica utilitaristica e impegnata, così cari tra l'altro ai Peredvizhniki, agli "Ambulanti". Questo era il nome dei cosiddetti pittori "realisti" che dominavano da una ventina d'anni la vita artistica russa e di cui Valentin Aleksandrovic Serov era uno degli esponenti di maggior spicco. Il "Mondo dell'arte", che dava l'avvio a una nuova fase dell'arte russa, era attento all'Occidente europeo, aprendo Novosibirsk SerovA Novosibirsk capitale della Siberia l'ultima tappa della mostra "Valentin Serov. per il 160° anniversario della sua nascita".prospettive nuove che, in seguito si sarebbero allargate molto al di là dei gusti di questi pionieri.

Valentin Serov aveva aderito al movimento dei Peredvizhniki nel 1890, quando aveva 25 anni ed aveva già dipinto La bambina con le pesche e La ragazza illuminata dal sole, che lo avevano reso famoso. «Lavoro con piacere e tormento», scriveva Serov, «ma mi accorgo che stiamo vivendo una nuova esperienza emozionante poiché per la prima volta tra arte, letteratura e cultura si sta creando una collaborazione creativa di una tale straordinaria fecondità, come non se ne conoscono precedenti nella storia russa».

Anche allora tutte le strade conducevano a Mosca. La città aveva nove stazioni ferroviarie, vi convergevano le nuove linee da tutto l'impero, come i raggi di una ruota. L'avvento delia ferrovia trasformò la vita russa in maniera traumatica, come avveniva negli Stati Uniti, ed entrò nella letteratura. Alcuni più importanti episodi de L'Idiota di Dostoevskij si svolgono nelle stazioni ferroviarie. Nell'Anna Karenina di Tolstoj, il treno incombe sulla vicenda e diventa quasi un personaggio.

Tutte le linee, tranne la transiberiana, furono costruite da imprese private. La Russia aveva i suoi baroni delle ferrovie, una nuova categoria di imprenditori che, non soltanto gettarono le basi dello sviluppo industriale degli ultimi due decenni dell’Ottocento, ma cominciarono ad investire i loro capitali nelle maniere più disparate. Il più eminente fu Savva Mamontov che, dalla città Jaroslavl sul Volga fece costruire cento e 77 chilometri di ferrovia che attraversava una delle regioni più dense di foreste, fino a Vologoda. Poi, nel 1898, ne costruì una che passando da Arcanghelsk raggiungeva il Mar Baltico, poiché era convinto che «l'occhio del pubblico dovesse essere educato a vedere il bello dovunque, nelle strade e nelle stazioni ferroviarie».

Mamontov fece della sua casa un luogo d'incontro per i più illustri pittori, scultori e musicisti dell' epoca. La sua tenuta di Abranzevo, nella campagna a cinquantasei chilonetri da Mosca, non lontano dall'antico monastero di San Sergio di Radonez, diventò un famoso centro per la tutela e la promozione delle arti decorative nazionali. Ilia Repin e la sua famiglia vi trascorsero diverse estati come pure i pittori Viktor Vasnecov, konstantin Korovin, Michail Nesterov. Valentin Serov con i suoi ritratti pieni di luce, fu praticamente adottato da Mamontov e visse ad Abranzevo per molti anni. E’ per questo che la gente fa la coda per vedere attraverso i quadri ambienti e personaggi di una storia per molti versi ancora sconosciuta.

Serov Ratto dEuropaIl Ratto d'Europa/ Valentin SerovLa gente vuole scoprire la via che unì la Russia all’Urss e che le è stata per decenni celata, scavando un percorso di sentimento e risentimento che, parte dai ricordi più remoti per arrivare al terrore. La rivoluzione del 1917 scoppiò improvvisa, ma ineluttabile, perché infinite circostanze grandi e piccole si misero insieme per farla accadere e perché da decenni occupava le menti della intelligencija come una fissazione, con tutta la forza messianica che accompagna le idee grandiose. La si invocava da metà Ottocento come panacea di tutti i mali, come rigenerazione del mondo. Bastava abbattere lo zarismo – si diceva – e una civiltà piena di senso e di giustizia sarebbe apparsa per incanto.

Le forze creative della parte pensante della nazione si sarebbero unite a quelle vivificanti e genuine del popolo semplice in una nuova grande era di progresso dell’umanità. L’intellettuale russo di fine Ottocento soffriva di paralisi della volontà, originata dalla convinzione che, nulla si potesse fare di buono individualmente, se prima non si fosse annientato il dispotismo zarista. Così accadde che, l’idea di giustizia sociale dalla quale tutto era partito sfuggì di mano e si trasformò rapidamente in rivolta dei servi gonfia di odio e di vendetta. La Russia precipitò travolta dall’immensa marea contadina, incoraggiata nella sua furia iconoclasta dal motto bolscevico: “espropriate gli espropriatori”. Resta ancora da capire perché sia toccato proprio alla Russia mettere in pratica una rivoluzione socialista, al di là di ogni analisi e previsione.

I quadri di Valentin Serov mostrano quei principi mercanti, primo esempio di imprenditoria privata in Russia. Costoro discendevano dalle antiche famiglie mercantili di Mosca che vivevano appartate sulla riva opposta della Moscova rispetto al Cremlino. Famiglie dalle abitudini frugali: si alzavano di buon mattino e si ritiravano presto. Disertavano le manifestazioni mondane, considerando persino il balletto uno spettacolo non adatto per le signore della famiglia.

Dopotutto, la Russia era rimasta estranea al processo di secolarizzazione avvenuto in Occidente, non aveva conosciuto i passaggi cruciali della modernità europea: Umanesimo, Rinascimento, Riforma, Illuminismo. Si era sempre mossa a scatti dopo periodi di sonno e con l’impazienza di doverli recuperare. Pensò di far tesoro della propria arretratezza, ignorando il passo lento dello sviluppo storico: le fu letale.

Insomma, la rottura che Pietro il Grande aveva imposto alla Russia ai primi del Settecento, ordinando alla élite un’europeizzazione forzata e perfino un’altra lingua - i nobili erano obbligati a esprimersi in francese - si era alla fine rimarginata soltanto nel tardo Ottocento, con la nascita della Russia dei mercanti che, esercitarono nel mondo delle arti un'influenza grande quanto quella dei mercanti nell'Olanda del Seicento.

Autoritratto di Valentin SerovAutoritratto di Valentin SerovValentin Serov fa tutta una serie di ritratti alla famiglia Morozov, che nel 1888 era la più ricca della Russia con le sue fabbriche tessili che, coprivano un'area di quattro chilometri quadrati, impiegavano ottomila operai e rendevano due milioni di rubli all'anno. La ricchezza dei Morozov era ostentata con la favolosa collezione di cento dipinti russi e duecento e 50 opere francesi, di cui dodici Gauguin e diciassette magnifici Cézanne. Serov ci mostra Ivan appena trentenne - morirà tre anni dopo, nel 1903 - con un quadro di Cézanne alle spalle con il quale volle ritrarsi a testimonianza della sua potenza, che poi il fratello Michail consolidò.

Quando scoppiò la rivoluzione Ivan Morozov era già morto da quattordici anni e Valentin Serov da sei. Michail invece sopravvisse fino al 1921 travolto da quella rivoluzione che, forse non è stata nemmeno una rivoluzione socialista, anche se amava chiamarsi tale, ma - si è detto - un’immane sollevazione del mondo rurale contro il latifondo, contro le città, contro la cultura in generale. Bastava portare un paio di occhiali per diventare il nemico, per essere ricondotto all’odiata élite che si voleva cacciare dalla Storia. Anzi era per loro l’ottima occasione per non permettere al “mostro nascente” della borghesia russa di affermarsi, mentre muoveva i suoi primi decisi passi. Una borghesia che, s’ era immaginata questa rivoluzione, come unione mistica col popolo.

I quaderni, gli album di bozzetti, le due tele, Il ratto di Europa e Nausica in riva al mare, che Serov aveva dipinto dopo un viaggio in Grecia, furono nascosti dagli eredi che riuscirono a salvarsi perché, come mi rispose quando l’intervistai Dmitri Michailovich Serov, nipote del grande ritrattista: «Anche negli anni della repressione trovavano sempre qualcuno disposto ad aiutarli, poiché il rapporto di stima con quella parte della società, anche la più umile, che ci conosceva non erano mai venuto meno».

I Morozov invece furono dimenticati. Margherita Kirillova, la vedova di Mìchail, visse a lungo in uno scantinato accanto all'ascensore in un palazzo del centro di Mosca. Durante la Grande Rivoluzione si nutriva con pane biscottato che le portavano i conoscenti, poiché appartenendo alla categoria dei liscenka - ricchi privati delle loro proprietà - non aveva diritto alla kartocka, la tessera, con la quale si comperavano i generi alimentari. Lei, la moglie di Michail Morozov, che nel 1910 aveva regalato allo Stato, non ancora sovietico, la gran parte della sua straordinaria collezione.

Questo articolo è riprodotto in cartaceo sulla rivista PEGASO n°224, Firenze.


maddaloniVincenzo Maddaloni è il direttore di The Berlin89. Giornalista e saggista, è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni del sindacato Solidarność; a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha approfondito gli studi e le conoscenze dell’islamismo, del comunismo e del post-comunismo, con particolare attenzione al confronto con l’Occidente. L’ultimo saggio pubblicato è: Voglia di Rivoluzione, Storia e storie di un desiderio inappagato. Nexus Edizioni. 2024. E' da poco uscito https://amzn.eu/d/gDyYZ3j : INCREDIBILE. Bombe, Iran, Gaza, Usa. Tutti i rischi di una guerra nucleare.

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