69°Berlinale. "Sono sconvolta dalla totale indifferenza verso i drammi altrui"

Così risponde sulla sorte dei rifugiati in fuga Catherine Deneuve in questa intervista esclusiva di Salvatore Trapani. L'attrice francese è la protagonista nel ruolo di una nonna coraggio del film  "L’adieu à la nuit" in concorso alla Berlinale.

DeneuveFascino e attualità del cinema francese nel concorso della Berlinale con L’adieu à la nuit di André Téchiné e Catherine Deneuve protagonista. Nel ruolo di nonna coraggio per il tema dei reclutamenti Daesh (ISIS) tra i giovani francesi, mandati in Siria a addestrarsi per tornale “martiri” combattenti in nome del sedicente califfato.

La Francia affronta il tema sulla propria pelle. Con le sue disuguaglianze sociali che hanno portato il Paese a essere facile preda e a vivere varie carneficine. Non si dimentichi che con l’attentato al Bataclan (13 novembre 2015) in tutta Europa si è aperta la tragica stagione degli attentati. In L’adieu à la nuit però restiamo ben lontani dai suburbia parigini, di squallore e depressione sociale, per entrare in una dimensione consona alla Deneuve.

Ci aveva provato, poco credibile, come operaia di fabbrica nel film di Lars von Trier Dancer in the Dark a Cannes (2000) e non ha ripetuto l’errore qui a Berlino. Lei con il suo sguardo enigmatico, il suo mento volitivo e il profilo perfetto, simbolo della bellezza francese, stavolta è una benestante possidente di un maneggio tra campi di ciliegi in fiore. Che riceve in visita a sorpresa l’amato nipote (Kacey Mottet Klein) cresciuto da lei, perché la madre è morta in un incidente subacqueo. Lui afferma di essere di passaggio per andare in Canada dove ha trovato un lavoro, per scoprire invece che è stato reclutato ma è venuto per dirle addio prima di scomparire in Siria. Per amore dovrà stringere i denti e fare una scelta drastica…

Signora Deneuve, come mai la scelta di questo ruolo? 

Dopo aver letto la sceneggiatura di Téchiné l’ho voluto, mi ha emozionata perché in Francia abbiamo vissuto il tema in modo drammatico.

Sono tanti i giovani caduti nelle maglie del Daesh?

Più di quelli che si può credere e come nel film non solo dagli strati più poveri della popolazione, ma anche tra famiglie benestanti.

Come mai secondo lei questo rifiuto della propria patria?

Il problema non sta nella patria, ma nell’Europa. Si è parlato troppo di finanza in questi anni e troppo poco dei giovani. Non basta avere soldi, occorre offrire prospettive. Mi chiedo se la politica sia stata in grado di assolvere al compito.

Pensa ai gilet gialli?

Questo è un sintomo ben chiaro, che ci palesa una grande insoddisfazione di fondo.

 Nel suo ruolo di nonna coraggio sembra fin troppo paziente, non sarebbe stato più realistico dare qualche schiaffo?

Non è una nonna paziente ma tollerante, che per questo cerca di capire fino in fondo i motivi che hanno spinto il nipote a credere nel Daesh. Uno schiaffo avrebbe creato una frattura insanabile.

 Lei nella vita è altrettanto tollerante?

Più di quando lo ero da giovane. Ma i giovani non devono essere tolleranti quanto respingenti e combattivi. Oggi sono diventata intollerante verso tante altre cose.

Può dircene un paio?

La maleducazione galoppante e la totale indifferenza verso i drammi altrui. In Europa ne stiamo vedendo uno di natura epocale, con la migrazione dei rifugiati in fuga.

Tanti paesi europei stanno mostrando il lato peggiore. Non crede?

Ai cittadini di questi paesi consiglierei di liberarsi dei loro governi. Il primo fra tutti la Polonia.

Come mai la Polonia?

Ho una cara amica a Varsavia, parlando mi raccontava che ogni rifugiato da quel governo è visto come un potenziale terrorista. Certamente il problema è un po’ ovunque.

Com’è maturare per una donna come lei che ha lasciato il segno nel cinema?

Ho avuto una vita ricca come una carriera altrettanto florida. Guardo al passato senza grandi rimpianti ma con tanta nostalgia. Ho però un presente fatto di tanti progetti, che mi portano sempre a guardare avanti.

 

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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