Festa della Repubblica. Ma che Festa è?

Il primo comma dell’articolo 1 della Costituzione recita: "L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro". Il riconoscimento del diritto al lavoro è uno dei principi fondanti della nostra Nazione. Il lavoro inteso in senso ampio, come partecipazione collettiva alla crescita ed al benessere della collettività. Il lavoro, la garanzia del lavoro, le condizioni di lavoro, la retribuzione del lavoro diventano il criterio con cui misurare l’uguaglianza di fatto degli uomini, quindi la democrazia o l’assenza di democrazia nella Repubblica. Così dovrebbe essere.

Repubblica italiana festa231L’Italia è il Paese dell’Unione europea ad avere il più alto numero di giovani senza lavoro: il 23 per cento nella fascia compresa tra i 15 e i 29 anni,Il lavoro oggi in Italia significa anche tre-quattro vittime in media, ogni giorno, tutti i giorni, con picchi quotidiani di sette-otto tragedie. Di lavoro e sul lavoro si continua a morire, nelle fabbriche, nei campi e nelle serre, nei cantieri edili, nei magazzini, in mare, su mezzi di trasporto, nelle strutture ospedaliere, per strada. Dal primo di gennaio del 2024 al 26 maggio sono morti 583 lavoratori. Lo rivela l'"Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro": Il primo osservatorio e ancora l’unico, che monitora e registra tutti i morti sul lavoro in Italia, compresi coloro i quali non dispongono di un’assicurazione.

Vite spezzate dal lavoro: nelle fabbriche schiacciati dalle presse, sui tralicci e sui ponteggi folgorati da scariche elettriche, nei campi travolti da rimorchi e trattori, nelle cave inghiottiti da sabbia e terra, nei cantieri precipitati dalle impalcature, sulle strade accartocciati in macchine e furgoni.

La ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone si limita a dire che “il nostro faro è il lavoro buono, stabile, sicuro, di qualità, che dà dignità alla persona”. Silenzio totale sui caduti del lavoro. Le sinistre, che dovrebbero per prime farsene carico, finché continuano a sbranarsi sul come e cosa fare seminano soltanto smarrimento e non vanno oltre.

Eppure, non ci vuole molto a capire, che gli infortuni mortali sono alimentati da competitività, precarietà e modelli sempre più flessibili di organizzazione del lavoro e della produzione. Le catene di appalti e subappalti in cui si proliferano i contratti a breve durata, fungono da motore di accelerazione del rischio, poiché le imprese hanno uno scarso interesse a investire nella formazione, nella sicurezza di lavoratori che, nel giro di pochi mesi non saranno più alle loro dipendenze.

Repubblica fondata sul lavoro? L’articolo 4 della Costituzione  recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. E’ proprio tale articolo, insieme agli altri  della Costituzione che si occupano di “lavoro” a riempire di significato quella locuzione“fondata sul lavoro”.

Affermare che la nostra è una “Repubblica democratica fondata sul lavoro” significa dover assicurare a tutti la possibilità di lavorare, perché tutti i lavoratori devono essere nelle condizioni materiali e spirituali di contribuire all’organizzazione della vita politica, economica e sociale del Paese.

E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza e la libertà dei cittadini perché tutti siano partecipi del processo di costruzione dello Stato. Questo significa che la mancanza di lavoro, l’esclusione dall’accesso al lavoro sono segni di mancanza di libertà e di uguaglianza e che è dovere della Repubblica offrire agli uomini privi di mezzi le risorse per studiare e lavorare.

Il fenomeno in crescita dei Neet (i giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano), è il segnale più evidente del difficile passaggio dalla scuola al lavoro..Nelle statistiche ufficiali sono considerati Neet, benché abbiano compiuto 29 o addirittura 34 anni.

Il Neet individua i giovani che, non sono occupati e non sono nemmeno coinvolti in percorsi di istruzione e di formazione. In Italia il problema dell'occupazione giovanile è particolarmente rilevante per due ragioni: innanzitutto perché risale a ben prima della crisi Coronavirus-Ucraina-Palestina; in secondo luogo perché, nell’attuale contesto a essere licenziati sono innanzitutto i lavoratori con contratti a termine, in prevalenza giovani, appunto. Infatti, per i precari è sufficiente attendere la scadenza del contratto, mentre licenziare un lavoratore con contratto a tempo indeterminato è molto più difficile, se non impossibile. Pertanto, se si analizza il problema dell’impoverimento dei giovani in un’ottica di medio-lungo periodo, si evince che l’Italia è il Paese dell’Unione europea ad avere il più alto numero di Neet: il 23 per cento nella fascia compresa tra i 15 e i 29 anni, oltre il doppio di Francia e Germania (dati del 2022).

Tra gli aspetti più preoccupanti c’è anche il dato che, in Italia il 12,7 per cento degli studenti non arriva al diploma, perché abbandona precocemente gli studi. Si è registrato nel 2022 un altro dato rilevante: il 9,7 per cento del totale, quasi un diplomato su dieci, non ha le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università.

Nell'area Ocse, al settembre 2022, sono 33 milioni i disoccupati. Insomma, quanto sta accadendo, e non ci vuole poi molto a capirlo, provoca nei lavoratori, nei giovani soprattutto, un senso di fallimento, alimentato dall’incapacità di rispondere adeguatamente alle nuove sfide, che mina alle radici la percezione di continuità dell’esistenza e della tradizione, scollega definitivamente il già mal conciliato tempo di lavoro e il tempo libero, creando le condizioni di un conflitto permanente tra la personalità dell’individuo e la sua quotidiana esperienza di vita all’interno della comunità, che lo precipita nell’abulia e gli assopisce la voglia di reagire con una rivoluzione evolutiva.

Eppure la democrazia nacque in Europa e negli Usa come democrazia del lavoro, cioè del lavoro salariato. Se questo viene meno, si rompe l’alleanza storica tra capitalismo, stato sociale, democrazia. Se questa è la realtà come in effetti è, la voglia di festeggiare il due Giugno è soltanto di facciata.


Voglia rVincenzo Maddaloni ha appena pubblicato: Voglia di Rivoluzione. Storia e storie di un desiderio inappagato Nexus Edizioni. Vincenzo Maddaloni,  come inviato speciale è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni di Lech Wałęsa (leader di Solidarność) ed a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha diretto il settimanale Il Borghese allontanandolo radicalmente dalle storiche posizioni di destra. Infatti, poco dopo è stato rimosso dalla direzione dello storico settimanale fondato da Leo Longanesi. È stato con Giulietto Chiesa tra i membri fondatori del World Political Forum presieduto da Michail Gorbačëv. È il direttore responsabile di The Berlin89, magazine del Centro Studi Berlin89.

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