In Piemonte frech werden und echte italienische Tomatensauce zubereiten

Die italienische Küche ist voll an Tomaten, sie kochen gerne mit ihnen. Von Lasagne über Caprese-Salat bis hin zu Bruschetta findet man überall Tomaten.

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Ritter lotta per il suo “quadrato”

La fabbrica di cioccolato Ritter Sport nasce nel 1932 a Stoccarda.

Nel 1960 Alfred Otto Ritter decide di concentrarsi sulla produzione del quadrato di cioccolato. Elimina nel tempo numerosi articoli dalla produzione,  prodotti stagionali, le tavolette comuni, le praline e le figure a stampo.

In questo modo si gettano le basi per il grande successo del marchio Ritter Sport. Il quadrato di cioccolato si presenta in una confezione di cellophane marrone, con in evidenza la scritta Ritter. Nel 1970 l’azienda si afferma a livello nazionale.

Un successo senza precedenti dovuto in particolare dall’introduzione dell’innovativo Ritter Sport Yogurt, il primo cioccolato allo yogurt, e la prima pubblicità televisiva a livello nazionale. Lo slogan “Quadrato. Pratico. Buono.”, facilmente memorizzabile, fa sì che Ritter Sport si distingua da altri marchi del settore. 

Il 1974 è un anno rivoluzionario: l’imprenditore Alfred Otto Ritter prende una decisione coraggiosa e introduce le “confezioni colorate”. A ogni gusto viene associato un colore vivace e caratteristico. Alludendo alla televisione a colori ancora relativamente giovane, sui cartelloni pubblicitari Ritter si legge: «Tutto diventa più colorato, più allegro, più moderno, più attivo: anche il cioccolato».

Il caso Ritter

Stando alla normativa sui brevetti in Germania, non è possibile registrare e tutelare come marchio un prodotto la cui forma sia dettata da esigenze puramente tecniche. Per questo motivo la forma quadrata delle tavolette Ritter Sport è diventata oggetto di una controversia giudiziaria.

La corte di cassazione federale della Germania ha definito legittima la registrazione del quadrato di cioccolato Ritter Sport come marchio.

Il tribunale federale dei brevetti aveva insinuato che il quadrato di cioccolato non potesse avere valore di marchio registrato, poiché la scelta della forma particolare era stata a suo tempo dettata da esigenze esclusivamente pratiche. A sostegno di questa tesi il tribunale aveva portato la seguente affermazione di Claudia Ritter, fondatrice di Ritter Sport insieme al marito: «Facciamo una tavoletta di cioccolato con lo stesso peso di una normale tavoletta, che però stia nella tasca di una qualsiasi giacca sportiva senza rompersi».

I giudici della corte hanno però valutato la questione diversamente, decretando la legittimità della tavoletta di cioccolato quadrata come marchio che nessun altro può imitare. La famosa tavoletta di cioccolato quadrata Ritter Sport è salva.

«Le imprese provano in tutti i modi a proteggersi dalla concorrenza che potrebbe imitare il proprio prodotto» ha dichiarato a Tagesspiegel Alexander Dröger, membro dell’Ufficio brevetti tedesco.

Il portavoce dell’azienda Thomas Seeger aveva risposto alle accuse definendo le argomentazioni del tribunale «vere e proprie chiacchiere». Prima della sentenza della corte, Seeger aveva tuttavia aggiunto che se Ritter Sport avesse perso il monopolio sulla tavoletta di cioccolato quadrata sarebbe stato un peccato, ma non la fine del mondo: «La gente continuerebbe comunque a pensare a Ritter Sport e non ad altri marchi».

Ad ogni modo la corte di cassazione federale tedesca ha stabilito che «la forma quadrata della tavoletta di cioccolato Ritter Sport non ha nulla a che vedere con la praticità», salvando così il monopolio dell’azienda. La forma quadrata delle tavolette Ritter Sport rimarrà un marchio registrato.

ritter sport

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Mozzarella blu ? No grazie.

La Germania rivela finalmente i marchi delle mozzarelle blu contaminate.

24 giugno 2010.  Il prodotto distribuito in 13 Paesi dalla Russia alla Francia, dalla Svezia alla stessa Germania

La questione della mozzarella blu poteva essere risolta il 9 giugno 2010, dopo l’invio da parte del ministero della salute di un’allerta a Bruxelles, in cui si diceva che in seguito ad una segnalazione di un cittadino,  in Italia è stato ritirato dal commercio un lotto di mozzarelle tedesche che si colorava di blu, venduto in un supermercato Eurospin di Verona. A questo punto scatta il sistema di allerta europeo Rasff, che dirama in tempo reale agli altri paesi, il nome della mozzarella, della ditta produttrice (Milchwerk Jager Gmbh & Co) e il numero di lotto. A questo punto le procedure sono codificate, le autorità tedesche devono contattare il produttore che è tenuto ad inviare  immediatamente una lettera alle catene di supermercati chiedendo il ritiro dagli scaffali  dei lotti di mozzarelle contaminati.La questione della mozzarella blu poteva essere risolta il 9 giugno 2010, dopo l’invio da parte del ministero della salute di un’allerta a Bruxelles, in cui si diceva che in seguito ad una segnalazione di un cittadino,  in Italia è stato ritirato dal commercio un lotto di mozzarelle tedesche che si colorava di blu, venduto in un supermercato Eurospin di Verona. A questo punto scatta il sistema di allerta europeo Rasff, che dirama in tempo reale agli altri paesi, il nome della mozzarella, della ditta produttrice (Milchwerk Jager Gmbh & Co) e il numero di lotto. A questo punto le procedure sono codificate, le autorità tedesche devono contattare il produttore che è tenuto ad inviare  immediatamente una lettera alle catene di supermercati chiedendo il ritiro dagli scaffali  dei lotti di mozzarelle contaminati.

Non c’è niente di nuovo, visto che ogni settimana il sistema Rasff segnala da 50 a 70 prodotti da  ritirare  nei vari Paesi. Il sistema è ormai una routine anche per le grandi catene di supermercati che per i motivi più disparati (etichette stampate male, problemi di confezionamento, errori di stampa, o contaminazioni batteriche) ritirano dagli scaffali 5-600 prodotti l’anno in seguito a queste segnalazioni. La storia della mozzarella blu però non è andata così: infatti il 17 giugno a Torino una signora fotografa una mozzarella blu e la vicenda diventa un caso nazionale.  Si può pensare ad un errore nel ritiro delle mozzarelle ma non è così, perché nei giorni successivi le Asl e i  Nas continuano a sequestrare lotti sospetti in tutta Italia. Si tratta di mozzarelle con nomi e confezioni diverse vendute in alcune catene di hard discount, ma con un elemento in comune, sono tutte confezionate dalla stessa azienda tedesca: la Milchwerk Jager Gmbh & Co. Come è possibile? Se le procedure sono state seguite correttamente i continui sequestri non si giustificano perché i ritiri dagli scaffali dovevano essere già stati fatti il 9 giugno.

La verità è che la Milchwerk Jager Gmbh & Co, considerata un grosso produttore internazionale di latticini, non ha mai avvisato i supermercati   invitandoli a ritirare il prodotto contaminato  dagli scaffali.  E per questo motivo le Asl e i Nas hanno prelevato a tappeto campioni di mozzarelle esposte sugli scaffali dei supermercati e hard discount riscontrano continuamente contaminazioni da Pseudomonas.

La questione è molto grave perché qualcuno ha permesso all’azienda tedesca di non diramare i nomi violando così le regole del Rasff. L’Italia in questi giorni ha più volte chiesto alla Germania di conoscere la lista dei prodotti contaminati senza ricevere risposte. La lista arriva solo la sera del 22 giugno, dopo la decisione di Bruxelles di inviare un gruppo di funzionari e di cominciare un’indagine per capire il perché di un comportamento assurdo.  Le sorprese non sono finite.

Leggendo le carte inviate dalla Germania mercoledì sera si scopre che l’Italia non è l’unico paese coinvolto nella  vicenda della mozzarella blu. La lista comprende altri 13 nazioni  (Bielorussia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Romania, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia e Svezia).

Questo l’elenco delle mozzarelle prodotte dalla ditta tedesca MILCHWERK JAGER GMBH & Co  che sono state ritirate in Italia (fonte ministero Salute 23 giugno 2010)

“Land” (venduta da Eurospin),
“Lovilio” (venduta da LIDL)
“Malga paradiso” (venduta da MD discount)
“Fattorie Torresina” di diversi lotti (vendutadal supermercato Todis)
“Mozzarella LD” (venduta presso LD)
“Monteverdi” (discount Fortè) 

 

Perchè la mozzarella diventa blu? Uno studio del Cnr spiega il mistero

13 ottobre 2014

Mai più mozzarella blu. I ricercatori dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari (Ispa-Cnr) hanno dimostrato che la colorazione anomala del formaggio è dovuta alla presenza dell’indigoidina, un pigmento prodotto dai ceppi batterici di Pseudomonas fluorescens, e hanno realizzato un metodo per inibire la sintesi di questa molecola. Lo studio, condotto in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, è stato pubblicato sulla rivista americana Food Microbiology.

“Fino ad oggi sapevamo che la colorazione anomala della mozzarella era associata ad una miscela di pigmenti prodotti dai due ceppi batterici P. fluorescens e P. libanensis”, spiega Leonardo Caputo dell’Ispa-Cnr. “Il nostro lavoro ha consentito di capire che è l’indigoidina prodotta dai ceppi batterici di P. fluorescens il pigmento responsabile della colorazione blu della mozzarella. Il pigmento è stato estratto direttamente dalla mozzarella contaminata ed analizzato con metodologie avanzate di spettrometria di massa”.

I ricercatori hanno così messo a punto un metodo innovativo per inibire la sintesi di questa molecola da parte dei batteri pigmentanti e proteolitici. “Poiché l’uso degli antibiotici è vietato nel settore alimentare abbiamo scelto di utilizzare peptidi derivati della lattoferrina, proteina del latte, presente normalmente negli integratori e nei prodotti per l’infanzia. Aggiungendo tale derivato al liquido di conservazione della mozzarella siamo riusciti ad inibire la crescita batterica e quindi lo sviluppo del pigmento blu, allungando la shelf-life del prodotto in frigoconservazione”, continua Caputo. “Adesso stiamo cercando di individuare i fattori che promuovono l’aumento delle popolazioni alterative di P. fluorescens nel microbiota della mozzarella e comprendere i meccanismi mediante i quali i peptidi antimicrobici derivati dalla lattoferrina rallentano la crescita batterica e inibiscono la produzione di indigoidina”.

Questo lavoro è stato premiato per l’originalità e lo spessore scientifico dall’Associazione italiana tecnici del latte in occasione del 4° Congresso lattiero-caseario tenutosi a Padova di recente. I risultati ottenuti dai ricercatori dell’Ispa-Cnr di Bari rivestono un’importanza strategica nel settore lattiero-caseario e potranno contribuire in futuro a migliorare la tecnica di produzione e conservazione di questo formaggio italiano famoso in tutto il mondo.

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