76° Mostra del cinema di Venezia, tra pruriti e grida

C'è da ridere o da piangere? A voi la sentenza, come usa dire. Riguarda il film J'Accuse di Roman Polanski. E' l'ultima delle notizie pepate della vigilia della Mostra internazionale del cinema di Venezia - quota 76 - che si svolge dal 28 agosto al 7 settembre 2019 al Lido che sarà il consueto (e naturale) palcoscenico dei film in concorso.

mostra   Copia

I festival non sono una mera vetrina o soltanto una rampa di lancio dei film, ma sovente oltrepassano il limite della sponsorizzazione e favoriscono la conoscenza e la diffusione internazionale del cinema in tutte le sue espressioni di spettacolo e d’industria.  Tra le poltrone delle sale e gli addetti ai lavori, tra le star di oggi e quelle del passato, tra le critiche patinate sulle riviste specializzate e i tanti mostra veneziaspettatorii dei festival, aleggia uno spirito di autentica libertà intellettuale che porta alla ribalta - col dialogo e con lo scontro - temi importanti e coinvolgenti .

La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ne è la più autorevole vetrina, poiché è un Ente con una più lunga storia, una “macchina da guerra” con un consolidato prestigio, racimolato in 76 anni di onorata carriera: al mondo del cinema giova.  

Questo preambolo è d'obbligo per meglio capire la “mossa” del regista Polanski da sempre afflitto dal prurito dell'apparire e soprattutto del team che l'accompagna per succhiare dall'evento lidense il massimo della pubblicità dell'ultimo suo film - Je Accuse - con Louis Garrel, Jean Dujardin, Emmanuelle Seigner

Il regista ricostruisce il ”caso Dreyfuss” (l’ufficiale ingiustamente accusato di essere una spia) che infiammò la Francia di fine Ottocento per denunciare la propria condizione di «perseguitato»: dopo lo stupro di una minorenne (1977), se rimette piede negli Usa torna in prigione. Per evitare l’estradizione – spiega il suo team con grande risonanza – il regista non sarà al Lido e si collegherà via Skype. La pellicola è in concorso per il “Leone d'Oro”. Astuto il Polanski, condividete?  

Tranquilli, dovrà competere col suo collega Mario Martone, regista di Il sindaco del Rione Sanità (in concorso) con Franco Di Leva e Max Gallo. Concorso. Dai quartieri di Napoli a Gomorra: Martone attualizza il mitico testo di Eduardo calando i protagonisti (su cui spicca il carismatico Di Leva) nella periferia dominata dalla criminalità. Ma la lotta tra bene e male, etica e violenza non conosce tempo né luogo, è universale. E' annunciato come film sconvolgente.  

Non saranno le uniche pellicole “sconvolgenti”.

Tutti parlano del film Joker interpretato da Joaquin Phoenix e la cui performance, il clown criminale, è già in odore di “Coppa Volpi”, con la quale alla Mostra di Venezia si premia il miglior attore.
Con il lungometraggio (in concorso) Ad Astra. L’astronauta Brad Pitt parte per un viaggio di sola andata verso Nettuno alla ricerca di vita extraterrestre vent’anni dopo il viaggio di suo padre, disperso nel cosmo. Riuscirà l’ex signor Brangelina a reggere il confronto con l’iconico George Clooney di Gravity? La sfida è aperta: il regista promette «la più realistica rappresentazione di un viaggio spaziale mai vista sullo schermo». Buona notizia: anche in questa interpretazione Brad Pitt si riconferma distante dallo stereotipo del belloccio.  
 
Andiamo avanti. Dopo Un affare di famiglia (Palma d’oro 2018), il regista Hirohazu Koreeda porta a Venezia il suo film, arricchito da un cast internazionale, La vérité.
La coppia di attori Adam Driver e Scarlett Johansson promette di commuovere con la pellicola Marriage Story di Noah Baumbach.

Di nuovo la curiosità morde lo stomaco per il film di Steven Soderbergh, The Laundromat, tra i cui celeberrimi interpreti vanta la super stella Meryl Streep (oltre che Sharon Stone e Antonio Banderas).  

Insomma, dalla prima edizione del 1932 ne sono passati di film sullo schermo della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Con alti e bassi che non sempre possono essere presentati con orgoglio, anzi sono meritevoli di oblio.  

Infatti, nel “bel” mezzo del Ventennio, la Mostra si orienta decisamente a destra col forte sostegno dalle autorità fasciste. Il primo film della storia della Mostra fu Il dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian. La scelta della prima location della Mostra cade sul lussuoso Hotel Excelsior, in sitile moresco come volle il conte Volpi di Misurata (il Berlusconi” dell'epoca), sulla cui terrazza planano d’oltralpe le maggiori star del tempo: Greta Garbo, Clark Gable, Norma Shearer, Joan Crawford, Ronald Colman, Fredric March, e le stelle nazionali come Vittorio De Sica, per esempio.

 Gli anni Quaranta, sono un momento tra i più difficili della rassegna. La fine della Seconda guerra mondiale divide politicamente e socialmente a metà il quarto decennio del Novecento.
Dal 1932 solo tre edizioni galleggiano sulle acque di Venezia per via del conflitto mondiale: quelle del 1940, del 1941 e del 1942.  
 
È negli anni Cinquanta che il valore della Mostra è riconosciuto definitivamente sul piano internazionale.
Grazie a esso nascono nuove scuole di cinema, come quella giapponese e quella indiana. Anzi si può affermare, senza possibilità di esagerare, che sia stato proprio il Festival veneziano a lanciare definitivamente il cinema giapponese così come quello indiano; ma è l'arrivo dei più grandi registi e divi del firmamento a fornire una luce abbagliante alla kermesse del Leone d’Oro.
Le rovine prodotte dai bombardamenti sembrano un lontano ricordo e il cinema contribuisce a diffondere un clima di consapevole spensieratezza.  
 
Nell’edizione del 1960 il primo grande scandalo candalo per l’assegnazione del premio al film Il passaggio del Reno di André Cayatte (titolo che i più fanno persino fatica a ricordare), a danno del poi famoso Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Gli annali ricordano i fischi del pubblico in sala, i “buuuu” per tutto il tempo della cerimonia di premiazione del film di Cayatte.
È la seconda “sconfitta” per il maestro Visconti, che soli sei anni prima non riesce a conquistare il Leone d’Oro col suo Senso.  
 

Nel 1969 - mezzo secolo fa - Pier Paolo Pasolini lascia il Festival di Venezia con gran clamore e gran disgusto, come lo  ricordiamo qui.

Rimane uno dei personaggi fondamentali del Sessantotto che rivoluziona la società, l’arte e, quindi, il cinema (specchio di entrambe). I riflessi delle nuove idee, caratterizzanti lo stile di vita (non solamente sessuale) dei giovani, sono assorbiti dalle opere cinematografiche presentate alla Mostra. Risalta, tra tutti, il capolavoro del 1972 di Stanley Kubrick, Arancia meccanica e, ovviamente, la pellicola fa dibattere sostenitori e osteggiatori.  

La Mostra degli anni Ottanta dà più di un’occasione di visibilità e quindi di fama a registi come Emir Kusturica e Peter Greenaway, fino ad allora completamente sconosciuti, o quasi.
In quegli anni a Venezia si costruisce il ruolo mondiale del cinema tedesco che detta un nuovo stile: Margarethe von Trotta nel 1981 si aggiudica il Leone d’oro con il film Anni di piombo.  
Gli anni Novanta sono caratterizzati dalla partecipazione di numerosi giovani talenti: Mario Martone, Aurelio Grimaldi, Carlo Carlei e Paolo Virzì.
Il trend della scoperta di nuovi talenti assieme al rinnovamento del cinema italiano prosegue negli anni Duemila; con gli esordienti Matteo Garrone, Giovanni Davide Maderna, Pasquale Scimeca, Vincenzo Marra e Marco Bechis e il cinema d'animazione e cultura . 
 

Più che naturale quindi la presenza italiana qualifica anche a questa Mostra numero 76.

Toni Servillo è il ferragniprotagonista del Graphic novel 5 è il numero perfetto, del regista, fumettista e romanziere cagliaritano Igort (pseudonimo di Igor Tuveri), mentre Gabriele Salvatores accompagnerà il suo Tutto il mio folle amore interpretato da Claudio Santamaria, Valeria Golino e Diego Abatantuono

Sull'onda del clamore di una notizia "pruriginosa" è approdata a Venezia Elisa Amoroso con il suo Chiara Ferragni - Unposted che descrive vita privata, carriera e ”miracoli” di una delle influencer più famose, ricche e potenti del mondo, 17 milioni di follower e un fatturato milionario.
Questo documentario, diretto da una regista ”non allineata” (Fuori strada, Strane straniere), mette a nudo la personalità, i sogni e le ansie della 32enne protagonista.
Esplora anche l’era dei social e la loro ripercussione sulla società, i media, la politica.
Con il web, ormai non esiste più nulla di irraggiungibile. Lo conferma anche la scoperta e la notizia che Chiara Ferragni (nella foto) gira senza mutande.
 
Se la rivelazione d'intimità grida vendetta lo stabiliranno i giurati della Mostra.
 

pasolini

Il 9 novembre 1968 Pier Paolo Pasolini, è denunciato per oscenità in quanto autore del film 'Teorema' presentato alla Mostra di Venezia del 1968.

Verrà assolto il 10 ottobre 1969. Da quel momento in poi non presenterà più i suoi film a Venezia.

Qui la storia completa 

 

 

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Luca Manduca
È nato a Catania nel 1974. Maestro d'arte e grafico pubblicitario, laureato in giurisprudenza, tutor di diritto e economia, conciliatore. Attualmente vive a Milano, collabora col Centro Studi Berlin89 e scrive per la testata giornalistica Berlin'89.
Autore del libro "Una sana ossessione - Tra gli eroi, i luoghi e gli incanti di Chiamami col tuo nome - (Cavinato Editore)
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