Donald Trump spara droni e l'Europa tace

Sono due le cose: o fanno fatica ad analizzare i fatti, oppure sono in malafede. Il dubbio sorge spontaneo leggendo da giorni sulla stampa mainstream, i commenti sulla morte del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso con un drone per ordine del presidente americano Donald Trump. 
Succede che poco o quasi nulla si legge, si parla, si mostra e si scrive sul fatto che, nessuno dei paesi europei abbia condannato quell'atto che li può coinvolgere in una vera grande guerra, che non si sarebbero mai sognato di dichiarare, e nella quale rischiano di esservi trascinati in quanto membri della NATO.

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Il fatto che gli Stati Uniti non abbiano loro preannunciato l'attentato al generale iraniano, non li giustifica agli occhi del mondo. E' mancata una coraggiosa presa di distanza da quell'esecuzione con il drone telecomandato, che segna un'ulteriore escalation del conflitto voluto da Trump, presidente di quegli Stati Uniti che governano la NATO. 

E' quella statunitense una violazione a tutto tondo dell'articolo 1 del Trattato del Nord Atlantico del 4 aprile 1949 con il quale si afferma che,Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all'uso della forza assolutamente incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.”.

Perché non segnalarlo?  
E' esattamente il contrario di quelle che sono le considerazioni di Trump, e dei repubblicani che lo sostengono al Congresso, in fatto di pace e di conseguenza sul ruolo della NATO.
Lo confermano le grandi manovre militari “Defender 2020” - “Def20”la sigla - in programma a Primavera, nell’occasione delle quali si pianificherà “il più grande dispiegamento di truppe americane in Europa da 25 anni” a questa parte.  

Saranno ben 37 mila i militari di 19 Stati membri della NATO, a prendere parte alle esercitazioni in Polonia e negli Stati baltici. Il Pentagono dispiegherà per l’occasione 20 mila soldati. Le truppe dovrebbero spostarsi su una distanza fino a 2500 chilometri dai loro presidi in Germania sul fianco nord-orientale della NATO, sulle rive del Mar Baltico e al suo fianco sud-orientale sul Mar Nero.  

Ecco perché il silenzio dell'Unione europea sull'uccisione di Soleimani è sconcertante, oltre che minaccioso per la pace dell'intero continente.
L'immagine che essi offrono è di una lotta estrema per la sopravvivenza, che si trascina da più di un anno, dopo la rintroduzione delle sanzioni americane all'Iran che hanno messo in crisi le aziende europee, protagoniste di primo piano nella realizzazione dei grandi progetti petroliferi e gasiferi ora congelati. Penalizzate in modo particolare Italia e Germania i maggiori partner commerciali in assoluto della repubblica degli Ayatollah.  

Sicuramente questi due Paesi sarebbero i primi obiettivi che verrebbero colpiti nel caso di un conflitto sferrato dagli Stati Uniti contro l'Iran, e anche se così non fosse da sempre sono i paesi più a rischio, perché in Italia, a Camp Darby - mille ettari tra Pisa e Livorno - gli Stati Uniti hanno il loro più grande arsenale nel mondo fuori dalla madrepatria, con armi e mezzi destinati ai teatri di guerra in Medio Oriente.

Camp Darby è diventato un nome “familiare” con le inchieste dei giudici Casson e Mastelloni dalle quali è emerso che, l'insediamento americano ha svolto sin dagli anni Sessanta la funzione di base della rete golpista costituita dalla Cia e dal Sifar nel quadro del piano segreto Gladio, come ricorda Manlio Dinucci.
Le basi Usa/Nato – scriveva Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio.
In queste basi «si riunivano terroristi neri, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati».  
 
In Germania, con grande probabilità da Ramstein, nel sud-ovest del Paese è partito il drone che ha ucciso Soleimani, poiché la “Ramstein Air Base” è la sede centrale dell'aviazione statunitense in Europa, E' provvista di sistema satellitare UAS Satcom Relay che permette agli operatori dei droni seduti davanti allo schermo di comunicare in tempo reale con gli aerei senza pilota dall’altra parte del mondo, inviando comandi al drone e ricevendo immagini di quello che l’aereo vede sul campo.
 
Se non bastasse la Germania, fungerà da centro logistico e di controllo durante le esercitazioni della prossima primavera del Defender 2020, a causa della sua posizione geografica centrale.
Non a caso la Bundeswehr (le forze armate tedesche) parla della Germania "come un hub strategico nel centro dell'Europa" che, con la sua capacità di schierare le truppe in tempi rapidi, "rassicura i nostri alleati" e "scoraggia i potenziali avversari", come conferma Christopher G. Cavoli - figlio di un militare italoamericano, nato durante la Guerra Fredda a Würzburg  – oggi è tenente generale e comandante di US Army Europe (USAREUR).  
 
Una curiosità.
Siccome lo spostamento di soldati e mezzi verso l'Est, tra la fine di aprile e l'inizio maggio; avverrà in cielo, lungo le vie navigabili interne, sulle autostrade e sui binari della Deutsche Bahn, il Governo federale ha messo in conto ulteriori ritardi nel traffico ferroviario, congestioni autostradali, possibili danni a strade e ponti.  

Il governo della cancelliera Merkel è talmente preoccupato di stressare assieme ai trasporti anche i tedeschi che li usano, che ha annunciato il blocco delle attività militari durante le feste pasquali. Per la cronaca oltre alla partecipazione logistica, in Germania si svolgeranno esercitazioni di combattimento nei programmi di "Def 20", ad esempio a Grafenwoehr nell'Alto Palatinato.  

Fin qui alcune delle realtà delle quali poco si parla, si mostra e si scrive. Se dall' Europa non parte un ben preciso segnale che obblighi gli Stati Uniti ad accantonare la politica del terrore, c'è da chiedersi chi sarà la vittima del prossimo drone, prevedendo conseguenze ben peggiori di quelle che stiamo vivendo.

 

 

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Vincenzo Maddaloni
Vincenzo Maddaloni ha fondato e presiede il Centro Studi Berlin89, l'associazione nata nel 2018, che si propone di ripercorrere analizzandoli i grandi fatti del mondo prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Professionista dal 1961 (per un decennio e passa il più giovane giornalista italiano), come inviato speciale è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni di Lech Wałęsa (leader di Solidarność) ed a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha diretto il settimanale Il Borghese allontanandolo radicalmente dalle storiche posizioni di destra. Infatti, poco dopo è stato rimosso dalla direzione dello storico settimanale fondato da Leo Longanesi. È stato con Giulietto Chiesa tra i membri fondatori del World Political Forum presieduto da Michail Gorbačëv. È il direttore responsabile di Berlin89, rivista del Centro Studi Berlin89.
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