Truffa milionaria sui tamponi Covid in Germania

Un'inchiesta giornalistica ha rivelato che diversi laboratori tedeschi si sono fatti rimborsare dallo Stato test (con risultati negativi) che non avrebbero mai effettuato, e questo anche grazie al fatto che non erano tenuti a rendicontare le spese:

truffa

Bastava comunicare il numero di prelievi per essere pagati.

Una truffa che potrebbe essere milionaria. E che rivela anche una certa leggerezza, a voler usare un eufemismo, dell'amministrazione pubblica tedesca, nota solitamente per il suo rigore nella gestione dei conti. Un'inchiesta giornalistica del Tagesschau ha rivelato che diversi laboratori del Paese accreditati per i test Covid avrebbero ricevuto rimborsi dallo Stato per tamponi mai effettuati. I reporter delle emittenti radiofoniche e televisive pubbliche NDR/WDR e del quotidiano Süddeutsche Zeitung hanno riscontrato centinaia di casi indagando solo su alcuni centri. Ecco perché adesso anche la magistratura vuole vederci chiaro, e capire se si tratti di casi isolati o di una truffa ben più grande e sistemica. Che potrebbe costare caro al ministro della Salute, Jens Spahn, già finito sotto accusa per la gestione degli acquisti di mascherine. 

Tamponi gratuiti, paga lo Stato

Alla base del presunto scandalo, del resto, c'è la misura messa a punto da Spahn per aumentare la capacità di test del Paese e che prevede tamponi gratuiti pagati dallo Stato. Per ogni test, il laboratorio che lo realizza riceve 18 euro. Non sembra che ci sia margine per fare grandi affari, eppure la misura ha innescato una corsa all'apertura di nuovi centri per i test. Solo in Renania, oggi si contano quasi 9mila centri: appena due mesi fa erano appena 1800. Tra aprile e maggio, il governo ha versato loro rimborsi per 660 milioni di euro, riporta Politico. Ma a maggio, secondo una fonte sentita dai giornalisti di NDR/WDR, lo Stato potrebbe pagare fino a 1 miliardo di rimborsi.

La proliferazione dei centri per i test

A favorire la proliferazione dei centri per i test anche le regole, molto semplificate, messe a punto dal ministero: basta inviare una richiesta, anche senza avere grandi pre-requisiti, seguire un corso online per la corretta somministrazione dei tamponi, e dopodiché si può ottenere una licenza. La semplificazione delle norme si ha anche nella fase successiva di gestione amministrativa del centro tamponi: stando al regolamento, questi laboratori non hanno l'obbligo di fatturare i test effettuati, né di presentare la prova delle spese sostenute per acquistare i tamponi. Il motivo? Tutelare la privacy dei cittadini che si sottopongono ai test. In questo modo, ai centri basta comunicare solo il numero di tamponi effettuati per ricevere il rimborso dello Stato.

Zero controlli

E i controlli? Secondo i giornalisti che hanno condotto l'inchiesta, una delle lacune maggiori del sistema è proprio l'assenza di controlli: pur passando per diversi livelli amministrativi e autorità pubbliche, nessuno di questi ha la responsabilità di controllare se i dati inviati dai laboratori corrispondono alla realtà. Diversi land, le potenti regioni tedesche, non hanno neppure traccia di quanti test vengono effettuati giornalmente in ogni singolo laboratorio, limitandosi ad aggregare i dati su base comunale. Non a caso, le anomalie sono state individuate proprio laddove le regioni sono intervenute per avere un quadro più trasparente sui tamponi quotidiani. In particolare, i controlli su alcuni centri di MediCan, rete di laboratori riconducibili all'imprenditore immobiliare Oguzhan Can, hanno rilevato migliaia di tamponi dichiarati alle autorità con esito negativo, ma che non sarebbero stati effettuati.

Lo scandalo delle mascherine

Se la truffa dovesse essere confermata, e non solo per i centri oggetto dell'inchiesta giornalistica, sarebbe un grave colpo non solo per l'erario tedesco, ma anche e soprattutto per la gestione sanitaria della crisi, dal momento che un eventuale alto numero di finti test negativi potrebbe avere falsato l'incidenza del Covid in diverse aree del Paese. Ecco perché il Partito socialdemocratico (Spd), che fa parte della coalizione di governo, chiede la testa di Spahn: "Dopo le mascherine, ora i test. Il fallimento della gestione da parte del ministero della Salute ha assunto proporzioni inaccettabili", ha affermato Carsten Schneider, deputato della Spd.  

Il partito di Spahn, la Cdu di Angela Merkel, era già finito nel mirino delle polemiche dopo che alcuni suoi esponenti sono stati indagati con l'accusa di aver incassato delle mazzette dai fornitori di mascherine. Spahn ha risposto alle critiche su Twitter, affermando che "indipendentemente dal fatto che si tratti di maschere o test, chiunque utilizzi la pandemia per arricchirsi criminalmente, dovrebbe vergognarsi". Ha anche detto che ci saranno più controlli per prevenire gli abusi.

Dario Prestigiacomo è il responsabile editoriale di Europa Today

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