Scompare l'Angelo di Wenders nel brillio della Berlinale

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Ha fatto come Horst Buchholz nel 2003 Bruno Ganz, si è spento a riflettori accesi sul finale della Berlinale, col Cinema in trepida attesa dei vincitori. Schivo e malinconico, discreto ma ironico ci ha lasciato, come se la morte, anche la sua, fosse di gran lunga meno importante di quel mondo dei Film nel quale si è impresso come mito.

Bruno Ganz 4Il grande Bruno Ganz è morto venerdì scorso nella sua casa a Zurigo. Aveva settantasette anni. La morte è stata confermata dal suo agente, Patricia Baumbauer. A Ganz la scorsa estate fu diagnosticato il cancro al colon mentre lavorava al Festival di Salisburgo.

Abbiamo conosciuto l’attore svizzero quando interpretò Damiel, angelo che desiderava imbrattarsi di mortalità, non sopportando più il peso dell’eternità, ne’Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders (1987). Vinse il David di Donatello, per il suo ruolo di cameriere pacato e poetico che si lega a una fuggiasca casalinga in Pani e tulipani (2000), ma la maggior parte della sua carriera ha brillato nel cinema in lingua tedesca, tanto che la stessa critica tratta in inganno, l’ha sempre definito “l’attore tedesco”.

Chi scrive lo ricorda a un’intervista a Berlino nei giorni de’ La caduta (2004), nel quale faceva Hitler, dittatore vecchio, piegato, malato, con le mani tremanti, che si alternava tra rabbia e disperazione nei suoi ultimi giorni da Führer nel Bunker. L’intervista iniziava con “Lei che è svizzero…” - “Davvero?” interruppe il sottoscritto, ironico, “ormai è quasi una diceria, tutti non fanno altro che darmi del tedesco”.

Non aveva nulla contro la Germania, ma era la Svizzera il suo rifugio, Paese che ha profondamente amato, dove si è sempre rifugiato tra le sue montagne lontano da gossip e clamori. Nella stessa intervista riferì a sorpresa: “Mi sono cimentato in questo ruolo perché Hitler mi ha confermato ciò su cui ho sempre insistito, cioè sul fatto che aldilà del mostro sanguinario, fosse il più mite degli introversi”.

“Mi piace camminare. Mi piace leggere. Mi piace guardare le persone ", ha detto Bruno Ganz nato a Zurigo il 22 marzo 1941, figlio di un meccanico svizzero e madre italiana. Si decise per una carriera di recitazione molto giovane e non frequentò mai l'università. I suoi primi ruoli furono nelle produzioni teatrali degli anni '60 e nel 1970 fondò una compagnia teatrale, Schaubühne.

bruno granz 5Ricordiamo la sua filmografia europea come (foto a lato) il noir di Wenders The American Friend (1977), con Dennis Hopper, in cui interpretava un tedesco malato terminale che faceva il sicario; poi fu la volta di Die Fälschung (1981) di Volker Schlöndorff, corrispondente di guerra a Beirut; e ancora Nosferatu di Werner Herzog (1979), nel ruolo dell'innocente Jonathan Harker; o in Amnesia di Barbet Schröder (2017).

Bruno Ganz però è apparso anche in tanti movies americani, come in I ragazzi dal Brasile (1978), il dramma sui criminali di guerra nazisti con Gregory Peck e Laurence Olivier; nel remake di Jonathan Demme The Manchurian Candidate; e in The Reader (2008), con Ralph Fiennes e Kate Winslet.

Il suo debutto cinematografico fu come impiegato d'hotel in Der Herr mit der schwarzen Melone (1961), una commedia, poi abbandonò il genere per il cinema drammatico e d’impegno, per riprenderlo nel film comico di Sally Potter The Party; saltando versatile da un genere a un altro, tanto da finire in Radegund di Terrence Malick su un obiettore di coscienza tedesco; nel Tabaccaio, biopic su Sigmund Freud e in I Witness, film d'azione o in The House That Jack Built, quale serial-killer diretto da Lars von Trier.

BRUNO GANZ 765x510Si separò da Sabine Ganz, che sposò nel 1965, per non sembrare di averla mai lasciata, ma sopravvivendo a lei, sposò poi la fotografa cinematografica Ruth Walz da cui ha avuto un figlio, Daniel Ganz nel 1972. Ma il ruolo di una vita, c’è poco da fare è stato l’angelo di Wenders, ammettendo che fu la sua interpretazione più convincente, se dopo quel film per la gente era angelo custode.

"Quando volo sugli aerei", disse tra il cinico e il divertito, sento spesso: 'Ora sei con noi, non può succedere nulla'.” Ora invece è veramente lassù brillante tra le stelle del firmamento come ha fatto tra quelle del cinema.

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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