Lou Ye è riuscito a sgattaiolarsela anche questa volta

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Lou Ye, regista cinese di Shanghai, è nel Concorso di questa Settantaseiesima Mostra del Cinema di Venezia con Saturday Fiction. Era già stato a Venezia, alle Giornate degli autori nel 2011 con Love and bruises. Il suo maggior successo? Sopravvivere alla censura. Un record.

Dagli organizzatori al regista avranno fatto tutti i dovuti scongiuri, per essere Lou Ye (nella foto) da qualcheLou Ye tempo uno dei registi più censurati del suo paese.  Il primo divieto risale a due anni fa, quando dopo aver mostrato Suzhou River all'International Film Festival di Rotterdam, ne ottenne uno quinquennale, proprio per Summer Palace, cui ha fatto seguito tutta la strada in salita che poteva essergli messa, con un lungo processo di approvazioni, disapprovazioni, lentezze e blocchi governativi per The Shadow Play, mostrato in febbraio scorso alla Berlinale. Dove l’ex direttore Dieter Kosslick ha sempre accolto volentieri film di registi casi-limite in patria (dall’Iran alla Cina appunto) per non dire disperati, a fare notizia. Però anche quando Lou Ye non riceve maggiore attenzione burocratica nel suo Paese fa notizia.

L'eccezione alla sequela record di bastoni tra le ruote è data appunto da Saturday Fiction a Venezia, dove il nuovo film di Lou Ye ambientato a Shanghai in tempo di guerra nel dicembre 1941 sarà presentato in settimana. L’opera è incentrata su un'attrice coinvolta in un intrigo internazionale tutto da cinema europeo, però.

"Ho attraversato il processo di censura molte volte, e come regista non mi è mai del tutto chiaro perché i censori reagiscono in un certo modo”. Ha dichiarato a Berlino Lou Ye, lo scorso febbraio. Per Venezia, significa, che nonostante l'ambientazione della storia, il film ha certamene avuto un processo regolare di approvazione da parte della censura cinese. Tuttavia i lavori non sono stati bloccati, ma le scene di volta in volta vagliate. In Cina quando un film viene girato in bianco e nero, di per sé suona già sospetto divenendo oggetto d’attenzione. Un espediente cromatico tipico, per i film storici, e si sa tutto dipende non solo dalla Storia, ma da come la Storia il regista vuole raccontarla.

Il processo di approvazione della censura cinese è sempre imprevedibile. Il lasso di tempo può variare. Inizia con una recensione della sceneggiatura, che in genere richiede venti giorni. Ma una volta che il film è girato e un taglio finale è definito per presentare il film può intercorrere molto tempo. Per Saturday Fiction, l'approvazione appunto non ha richiesto troppo tempo, con piacevole sorpresa di Lou Ye. E di Alberto Barbera direttore della Mostra del Cinema.

Perché la possibilità di ritardi imprevisti o cancellazione può rendere un programmatore di festival un po' nervoso. Questa è una preoccupazione comprensibile dopo il ritiro dell'ultimo film di Zhang Yimou One Second alla stessa Berlinale in cui è apparso The Shadow Play di Lou Ye.

Saturday fiction

Saturday Fiction vede Gong Li (foto sopra) nel ruolo di una celebre attrice di teatro coinvolta in un’operazione di copertura per gli alleati, scoprendo i piani dei giapponesi per attaccare Pearl Harbor. Per questo è anche lecito presumere censori compiaciuti e niente veto, perché – data la trama – i cattivi stavolta sono i Giapponesi. Quando è così, in Cina va tutto bene.

Lou Ye è stato definito il più grande regista del cinema cinese contemporaneo e l'ambientazione alla vigilia di Pearl Harbor promette di abbinare l'alto dramma agli altri suoi storici. Summer Palace è stato ambientato in Piazza Tienanmen nel 1989, e Purple Butterfly in Manciuria e Shanghai durante l'occupazione giapponese.

Eventi globali a parte, ferite ancora aperte tra Cina e Giappone a parte, Lou Ye ha rivissuto in modo familiare il fascino speciale dell'ambiente teatrale su propria memora. "Sono un prodotto del mondo teatrale", ha detto. "Così è stata un'esperienza a tratti toccante tornare a Shanghai" - da Pechino, dove vive - "dopo molto tempo e girare questo film in quel quartiere." (Il titolo del film in Cina è Lyceum Theater.) I suoi genitori lavoravano nel backstage del teatro, dove lui è cresciuto, ricordando con affetto il Lyceum Theater di Shanghai, protagonista nel suo film.

La complessa trama si svolge in sei giorni intensi ed è un mix di dramma d'epoca, melodramma romantico e spy story. Come il precedente lavoro di Lou Ye, il film segue le passioni dei suoi personaggi. La storia è stata adattata dal romanzo Morte a Shanghai di Hong Ying in una sceneggiatura del collaboratore di Lou Ma Yingli, che è anche produttrice e regista di documentari, e sguardo dietro le quinte di The Shadow Play.

Ma Yingli ha studiato cinema a Berlino prima che il muro cadesse, ha visto Shanghai in tempo di guerra, intravvedendone lo spazio privilegiato per esplorare certe narrazioni e certe strutture. Così non occorre essere di Berlino o accendere troppo la fantasia per mettere insieme un paio di elementi presenti nel film, da atmosfera berlinese e immaginario DDR. Che si faranno presentire da un occhio attento e con una certa esperienza, dato che il film difatti ne è proprio affetto.

"Quando ero a Berlino Ovest durante gli anni '80, il muro era ancora lì", ha detto Ma Yingli in una intervista, aggiungendo - "Berlino ovest è stato indicato come un'isola solitaria, perché era completamente circondata, così le nostre ambientazioni". La stessa doppiezza del personaggio principale (spia-attrice) potrà adesso risuonare familiare in molti spettatori.

Con due film sotto i riflettori in un anno, Lou e Ma sembrano aver trovato una formula e un modo per procedere oltre e sotto gli occhi della censura cinese. La prova sta nella prima di Saturday Fiction, oramai data per certa a Lido.

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Salvatore Trapani

Salvatore Trapani vive a Berlino dal 1998. Ha corrisposto per le pagine di cinema e cultura del periodico romano Shalom-Mensile e del quotidiano nazionale Il Giornale. Si occupa di memoria storica e arti visive cooperando come referente alla formazione per il Memoriale agli Ebrei uccisi d’Europa a Berlino, per il Memoriale dell’ex campo di concentramento femminile di Ravensbrück  per l’Isituto Storico di Reggio Emilia, ISTORECO, dove ha fondato il progetto A.R.S. – Art Resistance Shoah. È anche autore di novelle (Edizioni Croce) e per saggistica (Editrice Viella).  Si chiama Denoument il suo sito tutto dedicato al Cinema.(https://www.denouement.it/).

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