Putin in due mosse fa dimenticare il Covid19

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Volentieri pubblichiamo due articoli di Ambrose Evans Pritchard editorialista del Daily Telegraph, i quali offrono una visione approfondita e chiarificatrice sulla vicenda Ucraina e il contesto economico in cui si muovono le parti in causa.

Nel primo articolo, intitolato In Ucraina Putin è vicino alla vittoria, pubblicato il 15 febbraio, Pritchard mostra come la Russia in realtà non abbia motivo di temere le sanzioni occidentali. Nel secondo, pubblicato il 22 febbraio e intitolato Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?, focalizza l'attenzione su un aspetto meno noto: la capacità della Russia di ostacolare gli approvvigionamenti di materie prime indispensabili alle industrie del mondo occidentale. 

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In Ucraina Putin è vicino alla vittoria

Pritchard inizia col  descrivere l'economia russa come un sistema ordinato, dotata di un ingente ammontare di riserve valutarie, un debito estero tra i più bassi al mondo, un sistema bancario solido e una valuta dal cambio flessibile che consente all'economia di adattarsi bene alle vicende degli scambi internazionali, oltre ad una finanza pubblica in avanzo che non dipende dagli investitori stranieri per la copertura della spesa pubblica.
In contrasto con i sistemi economici dell'occidente, che si reggono sull' helicopter money delle banche centrali e sui grandi debiti pubblici, come afferma Christpher Granville, di TS Lombard, questo si può definire 'il paradosso del mandato di Vladimir Putin, che dirige uno dei regimi politici più ortodossi del pianeta, con un team macroeconomico, presso la banca centrale e il tesoro, decisamente esemplare'. Ma che peso e che conseguenze potrebbero avere le sanzioni sulla Russia? E quali sarebbero invece le conseguenze sui paesi europei? Scrive Ambrose Pritchard: 

"Il Cremlino potrebbe interrompere tutti i flussi di gas verso l'Europa - il 41% della fornitura dell'UE - per due anni o più senza incorrere in gravi problemi finanziari.   L'Occidente parla di sanzioni 'devastanti' se Putin invaderà l'Ucraina. Martedì è il turno del cancelliere tedesco Olaf Scholz di rilanciare gli avvertimenti a Mosca, ma nel suo caso con una certa umiltà. E' un rituale, nella migliore delle ipotesi l'espressione di un pio desiderio, che a volte maschera l'interesse economico. 

La verità più dura è stata riassunta dall'ambasciatore russo in Svezia. 'Scusate il mio linguaggio, ma non ce ne frega un cazzo delle sanzioni occidentali', ha detto al quotidiano Aftonbladet. Washington afferma che infliggerà una punizione molto più dura rispetto al 2014, iniziando dalla cima della scala dell'escalation. Ma il Cremlino potrebbe aver già calcolato – secondo me con precisione – che l'impatto sarà in effetti minimo. Le sanzioni successive alla Crimea hanno coinciso con un grande crollo delle materie prime, il motivo principale per cui il reddito disponibile reale russo è diminuito del 12%. Questa volta coincidono invece con un boom secolare delle merci.

La Russia oggi ha un'economia semi-autarchica e il suo principale partner commerciale è la Cina. Il voluminoso documento firmato da Putin e Xi Jinping alle Olimpiadi Invernali di Pechino – Entrare in una nuova era globale – stabilisce un'alleanza de facto. Dovremmo prendere la retorica con le pinze. Sono pur sempre due scorpioni in una bottiglia, amorosi come gli amanti Ribbentrop-Molotov. Ma in questo momento la Cina ha l’appoggio della Russia contro l'Occidente, e questo rende impossibile applicare sanzioni significative. 

Il Cremlino sa che l'Europa ha posto il veto all'espulsione della Russia dalla rete SWIFT dei pagamenti internazionali. L'Occidente deve fare qualcosa per salvare la faccia, ma non ci aspettiamo altro che sanzioni su due o tre grandi banche russe. Sarebbe un fatto dirompente, ma i russi ci sono abituati. L'unica sanzione che avrebbe un impatto reale sarebbe cercare di estromettere del tutto la Russia dal sistema finanziario globale', ha affermato Granville. 'Ovviamente la Russia crescerebbe più velocemente se fosse integrata nelle catene di approvvigionamento occidentali, ma in un certo senso il danno è già avvenuto in seguito agli eventi della Crimea. Ulteriori misure non cambierebbero molto le cose. 

È chiaro che non ci sarà alcun blocco definitivo del condotto energetico russo. La dipendenza della Germania dal gas è così totale che Scholz fa ancora fatica ad affermare inequivocabilmente che il gasdotto Nord Stream 2 verrebbe definitivamente abbandonato in seguito a un'invasione in piena regola. Qualunque decisione richiede l'unanimità di tutti i 27 stati e quindi graviterà sul minimo comune denominatore. 

L'Europa non può fare a meno dell'energia russa e non ha nessun altro a cui rivolgersi. Non si tratta solo di gas: ci sono oleodotti, oltre a 2,5 milioni di barili al giorno di prodotti raffinati come carburante per aviazione e diesel", ha affermato Weafer di Macro-Advisory. Le consegne di gas naturale liquefatto, principalmente dagli Stati Uniti, hanno rallentato il tasso di esaurimento delle riserve di gas europee nell'ultimo mese, con l'aiuto del clima mite. Ma le riserve sono spiacevolmente basse – Austria (19%), Paesi Bassi (24%), Francia (28%) – e la portata globale del GNL è al limite. Un taglio totale del Cremlino metterebbe l'Europa in ginocchio in poche settimane.

La Casa Bianca pensa che Putin non potrà realizzare il suo piano di investimenti da 400 miliardi di dollari per diversificare l'economia nel prossimo decennio senza la tecnologia occidentale, ma la Cina può colmare molte lacune e non c'è alcuna possibilità di sostenere un regime di sanzioni ermeticamente sigillato su scala globale.

Putin ha un'opportunità irripetibile di distruggere l'accordo post-Guerra Fredda e riaffermare l’egemonia russa sul suo vicinato estero. Niente nell'attuale menu di sanzioni può modificare il suo calcolo."Quindi le sanzioni secondo quanto afferma Pritchard non hanno alcuna probabilità di far retrocedere la Russia dai suoi obiettivi. Vi sono soltanto due ragioni che potrebbero farla desistere: "La prima è che Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia hanno spedito in Ucraina armi sufficientemente sofisticate per spostare gli equilibri: missili anticarro e antiaerei e droni.

Gli stati della Nato dell'Europa orientale hanno tenuto duro. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno mobilitato la loro capacità di guerra informatica per conto dell'alleanza.

Washington ha chiarito che sosterrà una resistenza per aumentare i costi dell'occupazione militare. Putin deve soppesare il rischio che i riservisti ucraini temprati dalla battaglia possano opporre una resistenza più rigida del previsto e che un attacco lampo su Kiev possa rivelarsi più difficile di quanto sembri.

A questo proposito, Pritchard sottolinea invece come l'Europa centrale arrivi completamente imnpreparata di fronte a queste sfide strategiche. Ossessionata dalla sua complicata architettura istituzionale e dalla necessità di salavare l'unione monetaria dalle sue stesse contraddizioni, ha tagliato la spesa per ammodernare la difesa, seguendo degli obiettivi di austerità arbitrari e prociclici, e questi sono stati enormi errori di governo. L'altro motivo per cui Putin potrebbe desistere sarebbe questo:

Una possibile promessa a porte chiuse di Germania e Francia di dargli ciò che vuole ottenere senza una guerra: offrirgli l'Ucraina su un piatto d’argento, spogliata della sua sovranità e rinchiusa nell'orbita strategica di Mosca. Scopriremo abbastanza presto cosa è successo in queste riunioni private, ma è stato rivelatore vedere il volto cinereo e il sussulto involontario dell'ucraino Volodymyr Zelensky mentre il cancelliere tedesco parlava a Kiev.  

Il signor Scholz è sembrato davvero tirargli il tappeto da sotto i piedi, raffreddando la speranza dell'Ucraina di una vera indipendenza con parole pacate e con un'attenta precisione da avvocato del lavoro, ex professione del Cancelliere. I mercati stanno implicitamente scommettendo che il probabile risultato sarà una resa occidentale alle condizioni di Putin e che l'Ucraina sarà spinta verso un riallineamento "volontario" - come i cechi nel 1938 - consentendo agli affari di continuare come al solito. Il cinismo assoluto è di solito la scommessa più sicura."

 

Vladimir Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?

In questo secondo aricolo Pritchard spiega come la Russia sia in realtà in grado di ostacolare le industrie chiave negli Stati Uniti e in Europa limitando le forniture per loro indispensabili. Scrive Pritchard:

già ben chiaro che l'Europa è prigioniera del gas russo e non osa espellere la Russia dal sistema di pagamenti  internazionali SWIFT perché subirebbe una crisi più immediata della Russia stessa.

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 Meno compreso è invece l'aspetto della tecnologia. Washington afferma di avere un'arma killer per evitare il rischio di un simile di contraccolpo (il blocco delle forniture da parte della Russia, ndt) e far quindi indietreggiare Putin: minaccia di tagliare l'accesso russo al mercato globale dei chip semiconduttori.

Questo sarebbe l'equivalente moderno di un embargo petrolifero del 20° secolo, dal momento che i chip sono il carburante fondamentale dell'economia elettronica. Gradualmente asfissierebbe le industrie avanzate della Russia e, in teoria, ridurrebbe il regime di Putin a un rachitico nano tecnologico.  

Eppure questo è un gioco pericoloso. Putin ha i mezzi per tagliare i minerali e i gas necessari per sostenere la catena occidentale di approvvigionamento di chip semiconduttori, alzando la posta nel bel mezzo di una crisi mondiale dei chip. Inoltre, potrebbe ostacolare l'industria aerospaziale e degli armamenti negli Stati Uniti e in Europa limitando la fornitura di titanio, palladio e altri metalli.  

Se controllasse l'Ucraina, il suo controllo sui minerali strategici chiave sarebbe ancora più dominante, dandogli una leva simile alla stretta energetica dell'Opec nel 1973. Il Cremlino potrebbe scatenare uno shock inflazionistico violento quanto la prima crisi petrolifera, con relativa recessione. La Casa Bianca è stata lenta a rendersi conto della capacità di contrattacco della Russia. Non ha indagato sul rischio per le società di semiconduttori statunitensi fino a quando la società di materiali critici Technet non ha rivelato l'entità della dipendenza degli Stati Uniti dalla fornitura russa di gas C4F6, neon, palladio e scandio.

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 Circa il 90% della fornitura mondiale di neon, utilizzato come gas laser per la litografia su chip, proviene dalla Russia e dall'Ucraina. Due terzi del neon vengono purificati per il mercato globale da un'azienda a Odessa. Ci sono altre fonti di neon a lungo termine in Africa, ma sono irrilevanti nel breve periodo.

Il più grande produttore mondiale di titanio è VSMPO-AVISMA, situato nella "Valle del Titanio" della Siberia occidentale. È di proprietà di Rostec, il conglomerato statale controllato da Sergey Chemezov, un ex agente del KGB che ha servito con Putin nella Germania dell'Est. Russia e Ucraina insieme rappresentano il 30% della fornitura globale di titanio.  

VSMPO-AVISMA fornisce il 35% del titanio del Boeing, principalmente per i jet 737, 767, 777 e 787. Viene utilizzato in motori, ventole, dischi e telai, apprezzato per la sua resistenza al calore e alla corrosione e per il suo rapporto peso/resistenza. Lo scorso ottobre il Bureau of Industry and Security degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto secondo il quale VSMPO-AVISMA stava fornendo spugna di titanio ai clienti negli Stati Uniti a prezzi "artificialmente bassi", con il sostegno dello stato russo, al fine di acquisire una "quota significativa degli affari di Boeing" .

Questo avrebbe dovuto far suonare un allarme. Settimane dopo Boeing si è impegnata in rapporti ancora più stretti con l'azienda. In effetti, la Russia ha fatto ciò che già la Cina aveva fatto in precedenza con i metalli delle terre rare: vendere sottocosto per eliminare la catena di approvvigionamento occidentale. Il rapporto afferma che la Russia è sempre più in grado di utilizzare questo suo potere "come strumento di leva geopolitica".  

Il Bureau ha avvertito che gli Stati Uniti sono ridotti a un solo vecchio impianto in grado di produrre spugne di titanio su larga scala e non hanno più alcuna riserva di titanio nelle scorte della difesa nazionale. Devono contare sulla fornitura di una società controllata da uno stato ostile per costruire caccia statunitensi, razzi, missili, sottomarini, elicotteri, satelliti e armi avanzate. Il rapporto chiedeva misure urgenti per ricostruire la produzione interna e acquisire riserve strategiche. Un disastro.  

Airbus è ancora più vulnerabile. Metà della sua spugna di titanio proviene dalla Russia. L'industria aerospaziale britannica dipende dalla fornitura russa. VSMPO-AVISMA ha una sede vicino a Birmingham, dove si producono leghe commerciali per l'aerospaziale, la tecnologia medica e l'esercito."  

Ma qual è il reale potere degli USA per quanto riguarda la fornitura dei microchip alla Russia? 

"Ma la questione è più profonda. La Russia non può essere strangolata, perché è sistematicamente centrale per l'economia mondiale. E nemmeno Washington può rifiutare facilmente i chip semiconduttori russi a lungo termine. Il paese ha le proprie società di chip, guidate da Baikal e Micron. Possono produrre chip di fascia media fino a 28 nanometri (nm), adeguati per telefoni cellulari e simili. Queste aziende potrebbero senza dubbio alzare il tiro se fosse una priorità nazionale assoluta. 

Ma la Russia non può produrre wafer da 5 nm e 7 nm necessari per dispositivi mobili 5G, intelligenza artificiale o tecnologia CPU e GPU.Gli Stati Uniti controllano l'ecosistema globale di chip avanzati e potrebbero impedire alla TSMC di Taiwan o alla Samsung coreana di rifornire la Russia. Ma la catena dei semiconduttori è notoriamente complessa e popolata da intermediari.

'Ci sarebbero molti tipi di soluzioni alternative: la Russia non sarebbe in grado di ottenere roba all'avanguardia, ma potrebbe cavarsela con chip intermedi per la maggior parte delle sue armi', ha affermato James Lewis, direttore della tecnologia presso il Center for Strategic and International Studies di Washington.

'Possono sempre ripiegare sui cinesi, e questo diluirebbe l’impatto delle sanzioni. Non sarebbe facile per la Russia, perché non è semplice cambiare. Tutto deve essere riprogettato per utilizzare i chip cinesi, che non sono nemmeno i migliori. Questo li farebbe tornare indietro di due o tre anni'. Le aziende cinesi erano riluttanti a violare le sanzioni statunitensi dopo l'annessione della Crimea nel 2014. Oggi è un mondo diverso. Xi Jinping ha dichiarato illegale rispettare le sanzioni extraterritoriali statunitensi. Anche se l'accordo strategico tra Russia e Cina alle Olimpiadi invernali di Pechino fosse sopravvalutato, Xi deve aver dato a Putin una sorta di via libera sull'Ucraina. Altrimenti la Russia non avrebbe ritirato la maggior parte delle sue forze militari dall'Estremo Oriente per fare la guerra in Occidente, lasciando scoperto il confine cinese.  

Queste le conclusioni di Pritchard:

 "Una volta che si approfondisce il menu delle sanzioni occidentali, diventa dolorosamente chiaro che il deterrente economico non rende, o perché le misure sono inferiori a quanto sembrano o perché il rischio di ritorsioni le rende inutilizzabili. La conferenza di Monaco è stata tre giorni di fumo negli occhi su questi problemi, un rituale di negazione collettiva, una pretesa che niente tranne il fornire le armi all'Ucraina conti davvero. La sede di Monaco era fin troppo adatta. Il destino del popolo ucraino non è così diverso dalla storia dei cechi del settembre 1938."


Pritchard 2Ambrose Evans-Pritchard (1957) si è occupato di politica internazionale in Europa, Stati Uniti e America latina. È entrato al Daily Telegraph nel 1991, come corrispondente prima da Washington e poi da Bruxelles. Oggi si occupa di finanza internazionale.

 

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